Perché il 25% dei dipendenti di Pebble è a casa

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La startup che ha fatto il boom con la sua serie di smartwatch perde colpi. E i debiti continuano ad aumentare

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Pebble è stata pioniera degli smartwatch. Ci aveva scommesso quando solo un paio di startup cominciavano ad affacciarsi nel mondo della tecnologia indossabile, Android Wear muoveva i primi passi e dell’Apple Watch nemmeno l’ombra. Ma proprio l’arrivo dei big nel particolare segmento di mercato starebbe mettendo la piccola azienda in difficoltà. Il 25% del suo staff è infatti rimasto a casa, una mossa che era già stata ampiamente prevista. Alla fine del 2015 Pebble aveva chiesto un finanziamento agli investitori per “rimanere a galla”, un’azione che non sarebbe servita più di tanto.

Cosa succede

Il CEO di Pebble Eric Migicovsky, ha spiegato sul web che la compagnia ha raggiunto la cifra di 28 milioni di dollari in debiti e finanziamenti da venture capital negli ultimi otto mesi. Nell’ottica di capire come affrontare questa prima, e potenzialmente critica, crisi, la società ha deciso di fare a meno di 40 impiegati sui 120 totali. “Dobbiamo andarci cauti quest’anno su come pianificare i nostri prodotti. Abbiamo un po’ di denaro da parte ma è piuttosto stretto per le nostre necessità”.  Il problema potrebbe essere lo scarso interesse, almeno secondo quanto previsto, verso un unico smartwatch, tale da creare dei presupposti da seguire sul mercato. Certo, Apple Watch ha dominato le vendite negli ultimi tempi ma non si può dire che abbia tracciato le linee guida come fatto con iPhone e iPad. La concorrenza è agguerrita e per un soggetto come Pebble, che non può differenziare la sua produzione con altri tipi di device, il segnale del taglio di personale è da prendere con le molle.

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