Anche la Cina vuole il sistema per sbloccare iPhone

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Apple ha annunciato di aver negato la consegna del codice sorgente di iOS alle autorità cinesi in più di una occasione

La vicenda che ha visto coinvolte Apple e l’Fbi sul tema della privacy ha portato a un rinnovato desiderio da parte delle aziende hitech di proteggere i dati degli utenti dalle ingerenze dei governi. WhatsApp, ad esempio, ha introdotto la crittografia pochi giorni dopo l’annuncio che il bureau è riuscito a sbloccare l’iPhone dell’attentatore di San Bernardino, forse con l’aiuto di un gruppo di hacker. Il caso di Apple ha dimostrato che la maggior parte delle aziende della Silicon Valley tengono in grande conto la sicurezza dei dati dei propri clienti ma pare che i governi di tutto il mondo non siano dello stesso avviso. Dopo la notizia che le autorità Canadesi hanno violato in più occasioni gli smartphone BlackBerry, Apple ha confermato ufficialmente che la Cina vorrebbe possedere un sistema per violare gli iPhone.

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Durante un’audizione alla Commissione per l’Energia e il Commercio sul tema della crittografia, il consulente legale di Apple, Bruce Sewell, ha rivelato che negli ultimi due anni Pechino ha cercato di mettere le mani sul codice sorgente di iOS per almeno due volte. Sewell ha anche confermato che la Mela non ha dato il suo assenso all’operazione come nel caso dell’iPhone di San Bernardino. Per la Cina ottenere il codice sorgente del sistema operativo di Apple permetterebbe di inserire delle backdoor con cui accedere facilmente ai dati dello smartphone, cosa che come ha sottolineato Sewell metterebbe a rischio gli iPhone di tutto il mondo.

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La Cina rappresenta un mercato importante per tutte le aziende tecnologiche e in molte si sono piegate alla censura governativa che impedisce l’accesso libero alle informazioni online e a molti servizi stranieri. Il Paese rappresenta per Apple il secondo mercato di riferimento dopo quello USA ma su stessa ammissione del CEO Tim Cook nei prossimi anni le posizioni potrebbero invertirsi. Secondo quanto riferisce il Financial Times, la Mela avrebbe già chinato la testa. Nella seconda metà del 2015 l’azienda di Cupertino avrebbe ricevuto 1.005 richieste di informazioni su 2.413 iPhone da parte delle autorità cinesi ed Apple avrebbe fornito i dati sugli utenti in due terzi dei casi.