Per la seconda volta in Cina si sono ottenuti embrioni umani modificati con la tecnica del taglia-incolla del Dna, per renderli resistenti al virus Hiv

Il risultato è frutto del lavoro del team coordinato da Yong Fan, dell’università di Guangzhou, e pubblicato sul Journal of Assisted Reproduction and Genetics.

Oggi rispetto al 2015, quando è stato condotto il primo esperimento, la notizia suscita reazioni meno accese, poiché ci sono stati nel frattempo dei cambiamenti in questo ambito. Allora i ricercatori si erano imposti una moratoria per l’uso sugli embrioni umani di questa tecnica, che ha diverse implicazioni etiche.

Dopo mesi di dibattito a Washington nel dicembre scorso è stato approvato un documento che ha aperto alla possibilità di modificare il Dna di embrioni umani, limitatamente a scopi di ricerca. A febbraio in Gran Bretagna gli scienziati inglesi sono stati autorizzati ad effettuare test su embrioni umani non destinati alla riproduzione.

Il futuro della genetica

L’esperimento in Cina ha utilizzato quindi solo embrioni non adatti ad essere impiantati nell’utero, che presentavano una coppia di cromosomi in più, inoltre tutti sono stati distrutti tutti a 3 giorni dal test. Il risultato è stato positivo per 4 dei 26 embrioni modificati con la Crispr (Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeat), una tecnica che consiste nell’introdurre negli embrioni un gene che rende alcune persone resistenti al virus dell’Hiv, alterando una delle principali proteine che impediscono al virus di entrare nelle cellule: l recettore CCR5.

Il genetista Giuseppe Novelli, rettore dell’università di Roma Tor Vergata, ritiene che ”la Crispr potrebbe cambiare il futuro della genetica nei prossimi 15 anni, ma il 15% di successo dell’esperimento condotto in Cina dimostra che bisogna lavorare ancora molto per renderla più efficace”.

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