Di che cosa parliamo quando parliamo di informatica?

Le tecnologie informatiche accompagnano da ormai oltre mezzo secolo i destini e la crescita di aziende e organizzazioni nel loro naturale percorso evolutivo. Inizialmente, il ruolo della tecnologia era quello dell’acceleratore, spesso di procedure riferite alle pratiche amministrative, la contabilità, l’anagrafica di dipendenti e clienti.

Il computer del resto è sempre stato più bravo e veloce nel mettere in fila i numeri e – a pensarci bene – le tanto decantate capacità analitiche nell’epoca dei Big Data dipendono in buona misura non da progressi di natura teorica o algoritmica, ma dall’estrema potenza di calcolo che i data center di oggi riescono a mettere a disposizione di tutti in una modalità, il cloud, di inaspettata efficacia. Questa crescita, combinata alla potenza e al moltiplicarsi dei dispositivi, alla pervasività dell’intelligenza digitale sta facendo una grande differenza.

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Non a caso, in quella che IDC chiama era della Terza Piattaforma, si parla non tanto di informatica al servizio dell’azienda ma di business digitale tout court. Poco importa se un’impresa si trova sul mercato per vendere servizi bancari o laminati d’acciaio, non contano le sue dimensioni e la sua dislocazione: la tecnologia del bit cambia radicalmente le sue prospettive non solo in termini di efficienza e marginalità, ma anche e soprattutto in termini di modalità di fornitura e erogazione di prodotti e servizi venduti, relazione con i propri clienti e partner, opportunità di adattamento a mercati sempre più frenetici, capacità di imboccare nuove, sorprendenti direzioni. Per una parte significativa di questo arco di tempo, e cioè per 40 anni, Data Manager ha raccontato la strana storia di amore, successi e infiniti mal di testa tra cultura aziendale e manageriale da un lato e informatica dall’altro.

Una storia doppiamente appassionante perché scritta in entrambi i casi dagli uomini a partire da intuizioni brillanti o meno, invenzioni rivoluzionarie o mancate, strategie vincenti o riviste in base ai propri errori. In futuro, il contributo delle tecnologie sarà ancora marcato: l’effetto dirompente delle reti informatiche sui modelli tradizionali dell’economia costringerà imprenditori, regolatori, clienti finali e consumatori a rivedere le proprie certezze. E Data Manager continuerà a raccontare questi effetti, senza smettere i panni del mediatore tra i due mondi, così spesso conflittuali, della domanda e dell’offerta di tecnologia. Perché se una cosa è rimasta immutata in questi 40 anni, è che a dispetto di tutta la sua potenza e pervasività, l’informatica rimane uno strumento e nelle nostre mani (e dunque nella nostra testa) trova al tempo stesso il catalizzatore della sua efficacia e le cause dei suoi insuccessi. Anche dalla cover story di questo mese, dedicata all’esempio virtuoso di un’azienda-rete che si sta facendo strada nel difficile mercato della system integration, emerge la forte consapevolezza del predominio che il fattore umano assume ogni volta che vogliamo applicare alla realtà del lavoro – in ufficio come in fabbrica, nei punti vendita fisici come sui canali online – una soluzione tecnologica complessa. Capace di modificare, spesso riscrivere da cima a fondo, interi processi.

Per questo per Data Manager è diventato così importante costruire tutto intorno alla tecnologia, una comunità di persone che non solo la sviluppano, la commercializzano, la implementano, la acquistano e la utilizzano, ma abbiano soprattutto voglia di mettersi intorno a un tavolo e raccontarla, discuterla, se è il caso criticarla, scambiandosi storie ed esperienze legate alle sue infinite possibilità. Buona lettura e buona conversazione.

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