Colpiti da una rara malattia ereditaria, due fratelli australiani potrebbero morire di insonnia, se non si trova una cura

La scienza ha più volte dimostrato le conseguenze negative a cui va incontro il nostro organismo dormendo poco: privarsi del sonno causa danni cerebrali, al punto che addirittura rimpicciolisce il cervello, così come aumentano le  probabilità di sviluppare malattie cardiache, diabete e cancro; d’altra parte, dormire bene giova alle attività cerebrali, rinforzando la memoria e migliorando le capacità di apprendimento.

Conseguenze fisiche e psicologiche

Immaginate quindi che conseguenze può avere un insonnia perenne, che dura per mesi. E’ il destino di  due fratelli australiani, Lachlan e Hayley Webb, che soffrono di una rara malattia ereditaria che impedisce loro di dormire, portando come ultima conseguenza la morte.

Una patologia chiamata insonnia fatale familiare, che preclude a chi ne soffre lo stadio di sonno profondo, portando a un rapido decadimento fisico e mentale. 

Il sonno infatti, oltre a riposare il corpo, serve al cervello elaborare le immagini e le informazioni registrate durante la giornata. Ecco perché l’assenza di sonno produce anche effetti di natura psicologica, da cui si comprende come mai la privazione del sonno è stata usata come metodo di tortura.

Una condanna ereditaria

A raccontare la storia dei due sfortunati fratelli, che oggi hanno 28 e 30 anni, è il quotidiano inglese The Independent e dalla tv australiana Nine News. I giovani ancora non hanno sviluppato i sintomi della malattia, né sanno quando comincerà. Tuttavia non possono sottrarsi al loro destino, che hanno in comune con la nonna, la madre, morta a 61 anni, la zia e lo zio materno, deceduto a soli 20 anni.

«Mia nonna iniziò ad ammalarsi e a morire – ha raccontato Hayley – La sua vista se ne andò, mostrava segni di demenza, soffriva di allucinazioni e non poteva parlare. È una malattia incredibilmente aggressiva».

Ad essere colpite sono le cellule nervose nel cervello del talamo che regolano il sonno, impedendo al corpo di rinnovarsi e tenendo svegli i malati negli ultimi sei mesi della loro vita. Ancora non esiste una cura per questa malattia, ma i due fratelli australiani stanno partecipando a uno studio sperimentale dell’Università della California, nella speranza di trovare una terapia in tempo per salvarli.

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