Uno studio pubblicato dalla rivista Plos One mostra l’efffetto del pianto dei bambini sul cervello

Arriva la dimostrazione scientifica che il pianto dei neonati fa scattare nel cervello umano un meccanismo particolare, che molti genitori hanno probabilmente sperimentato in prima persona. Si tratta di una sorta di istinto primitivo di necessità di conservazione della specie, che si attiva quando il cervello percepisce il pianto del neonato, entrando in uno stato di allerta e agitazione.

A volte questo stato di “tilt” ha persino scatenato in adulti con disturbi mentali dei comportamenti criminali, arrivando all’uccisione del proprio figlio perché non smetteva di piangere.

Un istinto primitivo

Condotto su 12 persone, il test prevedeva delle prove anche molto semplici, come identificare i colori o capire una parola, svolti prima in silenzio e poi col pianto di un neonato in diffusione. Lo studio ha previsto anche un’analisi con l’elettroencefalogramma, da cui si è evinto che durante il pianto del neonato le prestazioni risultavano nettamente inferiori, le persone non riuscivano a svolgere i loro compiti in modo adeguato, anche nei casi in cui non erano genitori.

I dati inoltre smentiscono che il motivo del calo delle performance sia da attribuire solo al fattore distrazione. Infatti, se sottoposti agli stessi test con la registrazione di una risata di bimbo in diffusione, i soggetti portavano a termine meglio i loro compiti. E’ solo il pianto diventavano che ha causato cali di attenzione e uno stato mentale di tilt: sentirlo sembra infatti riporti ad una condizione primitiva di emergenza, tale per cui ogni attività viene interrotta per dare priorità alle necessità del piccolo, con l’idea di preservarlo dai pericoli.

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