Aumentano le infezioni contratte in sede ospedaliera, con picchi pari al 20% nei reparti di terapia intensiva

Gli ospedali italiani stanno diventando luoghi sempre meni sicuri, in termini di attenzione ai batteri presenti nelle corsie. Questo fenomeno spesso si traduce in genesi di patologie, che si aggiungono a quadri sanitari già complicati dei pazienti in cura. 

Incidenza del 20% in terapia intensiva

A sostenerlo è il direttore dell’Unità Operativa di Malattie Infettive presso l’Ospedale di Pisa, il professor Francesco Menichetti, che rivela come le infezioni contratte in sede ospedaliera abbiano subito un incremento medio pari al 10%. La scarsa igiene porta a infezioni batteriche come la polmonite, sempre più difficili da curare anche a causa delle nuove generazioni di super batteri resistenti agli antibiotici, nate come conseguenza di un uso scorretto di questi farmaci. A questo proposito, per limitare le conseguenze negativa dell’abuso di antibiotici, è stato ideato un cerotto smart che rileva le infezioni batteriche e suggerisce come combatterle.

Una situazione grave, che avrebbe picchi di incidenza pari al 20% all’interno dei reparti di terapia intensiva, dove le possibilità di contrarre una polmonite batterica originata da Klebsiella Pneuomoniae sono addirittura doppi, con tasso di mortalità pari al 50% dei soggetti colpiti. Ci troviamo quindi in una situazione di emergenza sanitaria da arginare, in un luogo dove i medici sono già impegnati a salvare la vita ai pazienti.

Nuovi sistemi contro i germi

Menichetti evidenzia la necessità d’individuare nuovi sistemi per debellare i germi resistenti in ospedale.

“Ci vuole, innanzitutto, una strategia complessiva che sia politica e tecnica, che coinvolga l’Ospedale e i medici della Comunità, per poter riconsiderare gli antibiotici farmaci preziosi da non sprecare e da usare correttamente, in modo da ridurre la pressione selettiva – sottolinea Menichetti -. La seconda mossa è quella di limitare la diffusione dei germi resistenti in ospedale, rinforzando l’infection control, bloccando quindi la diffusione del contagio. Bisogna tornare, infine, ad allocare risorse economiche e a scommettere nuovamente sulla ricerca indipendente. Solo in questo modo è possibile fronteggiare la sfida della resistenza antimicrobica”.

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