Uno studio conferma che con picchi di smog aumenta la quantità di farmaci antiasmatici nelle acque

Lo smog peggiora l’asma: a confermarlo è uno studio pubblicato online sulla rivista “Environmental Research”, frutto della collaborazione fra tre Dipartimenti dell’IRCCS Istituto di Ricerche Farmacologiche ‘Mario Negri’ di Milano, che dimostra una relazione diretta tra il consumo del farmaco ‘salbutamolo’ (principio attivo di farmaci antiasmatici di primo intervento) e i livelli di PM2.5 e PM10 nell’aria della città di Milano. Un precedente studio ha dimostrato che un quarto degli adolescenti con l’asma e disturbi respiratori si ammala fra le mura domestiche: il 25% delle case italiane supera il limite dei livelli di biossido di azoto, inquinante per le vie aeree. Sembra inoltre l’insorgenza dell’asma sia da mettere in relazione anche con la crisi economica, con un aumento del 60% dei casi.

Analisi delle acque reflue

La ricerca si basa sulla metodologia dell’analisi delle acque reflue (waste-water based epidemiology) per lo studio delle malattie ambientali. Le acque di scarico provenienti dalla città di Milano sono state campionate giornalmente prima del loro ingresso al depuratore di Milano Nosedo e sono state analizzate per i residui di ‘salbutamolo’, farmaco vasodilatatore che viene utilizzato per contrastare il broncospasmo che si verifica durante gli attacchi d’asma. I risultati hanno evidenziato che l’uso di questo farmaco è direttamente proporzionale ai livelli atmosferici di PM2.5 e PM10.

Un legame diretto

“Questi risultati – spiega Elena Fattore, ricercatrice dell’IRCCS Istituto di Ricerche Farmacologiche ‘Mario Negri’ – rappresentano una prova diretta dell’effetto dell’inquinamento atmosferico su questa malattia respiratoria. E’ stato stimato che se a Milano i livelli di PM10 diminuissero da 50 ug/m3 (concentrazione media misurata a Milano nel periodo di studio) a 30 ug/m3, almeno 850 dosi al giorno di ‘salbutamolo’ (corrispondenti approssimativamente allo stesso numero di persone che registrano un acutizzarsi dei sintomi) non verrebbero utilizzate”.

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