Futuro al grafene: chip milioni di volte più veloci

I ricercatori del MIT hanno teorizzato un modo per gestire l’elettricità sotto forma di luce e inserirla nelle prossime tecnologie

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

C’è da sempre un grande fermento intorno al grafene, inteso come materiale da poter integrare in tecnologie future. Il motivo? Il suo utilizzo sposta più in la i confini del possibile, visti gli usi e le funzionalità  a cui apre. I ricercatori del Massachusetts Institute of Technology hanno compiuto un ulteriore passo in avanti verso la comprensione di come il grafene possa, concretamente, essere utilizzato in ambito hi-tech. Alla base della loro analisi c’è quello che hanno definito un “boom ottico”, ovvero la trasformazione degli elettroni in un fascio di luce, grazie alla rottura delle barriere di carbonio che causano una sorta di onda d’urto luminosa.

Di cosa si tratta

Luce che, nel caso di chip, può essere usata come fonte di energia per portare la potenza a milioni di volte superiore di quello che abbiamo oggi. Sebbene il passaggio dell’elettricità in luce sia qualcosa che conosciamo bene, grazie agli studi di Thomas Edison più di un secolo fa, quello che cambia è la possibilità di controllare la generazione del boom ottico, scalandolo in micro particelle che formano i chip. Inoltre, i ragazzi del MIT sono riusciti a teorizzare una simile tecnica riducendo la velocità della luce che dovrebbe passare in mezzo agli elettroni, così da non distruggere gli atomi di carbonio che compongono un singolo strato di grafene. Quando la teoria potrà trasformarsi in realtà? Molto presto secondo Marin Soljačić, parte del team del progetto: “Siamo certi che il grafene possa rivoluzionare il mercato. Il nostro studio dovrebbe divenire fattibile nel giro di uno o due anni” – ha detto.

Leggi anche:  Epson presenta quattro nuovi scanner desktop A4, versatili ed estremamente compatti