L’impianto di cellule staminali nel cervello colpito da ictus migliorerebbe i sintomi motori dei pazienti

A sostenerlo è uno studio della Scuola di Medicina della Stanford University, che parla di una rigenerazione neurale nelle aree cerebrali colpite da ictus, grazie all’uso delle staminali. Recentemente un gruppo di studiosi italiani ha sviluppato un inibitore specifico in grado di ridurre del 50% i danni neuronali causati da un attacco. La tecnologia ha fatto enormi passi in avanti per limitare le conseguenze degli attacchi: dallo speciale collare hi-tech per limitare i danni al cervello fino al chip che, impiantato sotto pelle, rivela eventuali anomalie del battito cardiaco, potenziali sintomi di un’ischemia cerebrale. 

Risultati promettenti

Il test ha preso in esame 18 pazienti che hanno subito un ictus cerebrale dai 6 ai 36 mesi prima di ricevere il trattamento. L’ictus sottocorticale aveva compromesso le funzioni motorie dei soggetti secondo diversi livelli di gravità, tanto che alcuni non potevano più muovere un braccio o camminare. La terapia a base di cellule staminali ha dimostrato di funzionare, su questo piccolo campione: le cellule sono state prelevate dal midollo osseo di donatori e modificate per assumere le funzioni neurali, iniettate direttamente nel loro cervello attraverso un forellino praticato sulla testa. Tra gli effetti collaterali si è notato un mal di testa transitorio, forse dovuto ’immobilizzazione del capo durante l’intervento, ma niente di particolarmente rilevante.

Le cellule pluripotenti

Lo studio apre a nuove possibilità di ricerca, ma i risultati vanno considerati con la dovuta cautela, data anche la polemica che negli ultimi anni si è accesa intorno all’uso delle staminali.

IN particolare si è discusso ultimamente su un tipo di cellule staminali pluripotenti che possono essere ottenute con un metodo messo a punto da Juan Carlos Izpisua Belmonte del Salk Institute for Biological Studies di La Jolla, in California. Il risultato può essere applicato sia su embrioni di topo sia su cellule staminali pluripotenti di primati, compresi gli esseri umani. Le cellule staminali pluripotenti (PSC) possono differenziarsi in qualunque cellula dei tre strati di cellule dell’embrione (endoderma, mesoderma, ectoderma) ma non nei tessuti extraembrionali, come la placenta.

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