Secondo uno studio americano la cannabis potrebbe favorire la rimozione della proteina associata all’Alzheimer

Ad affermarlo è uno studio preliminare del Salk Institute negli Stati Uniti, che conferma che il tetraidrocannabinolo e altri composti presenti nella marijuana possono favorire la rimozione di beta amiloide, proteina tossica che causa lo sviluppo della malattia neurodegenerativa.

Gli effetti positivi della marijuana

Si tratterebbe dell’ennesimo studio che nobilita la cannabis per scopi terapeutici, che aiuterebbe anche a sconfiggere la sclerosi multipla e secondo alcune ricerche potrebbe prevenire l’infiammazione nel cervello e nel midollo spinale.  Nonostante c’è ancora chi sostenga che la marijuana induce ansia e depressione, in Italia la cannabis terapeutica è stata non solo autorizzata, ma nel febbraio del 2015 è stata aperta la prima fabbrica ufficiale.

Secondo gli autori dello studio americano, pubblicato su Aging and Mechanisms of Disease, i risultati potrebbero aprire la strada a nuove terapie contro l’Alzheimer.

I cannabinoidi proteggono i neuroni

“Anche se già altri studi avevano dimostrato che i cannabinoidi possono avere un effetto neuroprotettivo contro i sintomi del morbo di Alzheimer, il nostro è il primo a dimostrare che hanno effetto sia sulla infiammazione che sull’accumulo di beta amiloide nelle cellule nervose”, spiega David Schubert, docente del Salk Institute e principale autore della ricerca.

E’ stato dimostrato che elevati livelli di beta amiloide infiammano le cellule, portando a un alto tasso di morte neuronale. Usando il THC sulle cellule si è ridotto il livello della proteina tossica, eliminando la risposta infiammatoria delle cellule nervose. I ricercatori ritengono che l’uso di composti simil-THC come terapia necessita di ulteriori sperimentazioni, ma una cosa sembra appurata: la cannabis può effettivamente ridurre l’infiammazione che determina l’Alzheimer.

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