Il coraggio e l’innovazione

C’è un po’ di Data Manager nella capacità di innovazione delle aziende italiane. Nella primavera del 1976, qualche mese prima che Whitfield Diffie e Martin Hellman pubblicassero sulla rivista scientifica IEEE Transactions on Information Theory un articolo nel quale si annunciava l’invenzione della crittografia a chiave pubblica, usciva in Italia il primo numero di Data Manager, una delle prime riviste capaci di aggregare news, analisi e voci dedicate esclusivamente alle tematiche IT. Grande formato, grafica accattivante, foliazione generosa, il magazine nasceva con un’idea di partenza ben definita. Proporsi cioè come strumento di lavoro e aggiornamento per una classe di colletti bianchi che iniziava a utilizzare in massa gli strumenti informatici, e media di riferimento per gli operatori del settore, allora davvero agli albori. Un contesto in cui Data Manager si fa subito interprete della domanda di informazioni proveniente da tutti i settori produttivi, fungendo altresì da filtro tra le tendenze scaturite dallo sviluppo impetuoso dell’informatica negli Stati Uniti e la specificità della situazione italiana. È un fatto che da allora la testata abbia svolto con passione e professionalità il compito di informare i suoi lettori, spesso anticipando tendenze e prospettive di sviluppo delle tecnologie. Come con la sicurezza IT. Una materia che fino a vent’anni fa assomigliava più a un hobby frequentato da una ristretta cerchia di iniziati che a una disciplina scientifica. Chi scrive, assieme ad altri valenti colleghi, ne ha raccontato da queste pagine l’evoluzione inarrestabile, dalle prime timide applicazioni sino agli sviluppi più recenti esemplificati dall’adozione massiva delle piattaforme big data, cloud, mobile e social.

Oggi, a distanza di quarant’anni siamo qui a celebrare un’idea imprenditoriale di successo. Consapevoli che non si rimane così a lungo competitivi se non si è bravi a raccontare una realtà complessa come quella del nostro Paese. In mezzo a queste due date, quasi mezzo secolo di innovazione, ricerca, formazione, investimenti, in un settore tra i più dinamici dell’industria e che continua ad attrarre alcuni tra i migliori talenti in circolazione. Anni di cambiamenti, che hanno sconvolto la geografia produttiva del Paese. E che Data Manager ha raccontato senza mai abbandonarsi a polemiche sterili, senza per questo nascondersi o peggio facendo finta di non vedere. Con il tono moderato di chi sa esporre le proprie idee senza offuscare le ragioni e le esperienze di manager e imprenditori, tecnici e accademici e soprattutto il nostro pubblico di riferimento, i CIO.

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Chi scrive ha imparato a riconoscere l’efficacia di questa voce, condividerne gli obiettivi e farla propria. Ed è convinto che il contributo di Data Manager vada ben oltre lo storytelling delle trasformazioni di questi ultimi quarant’anni e sia invece parte integrante del processo di sviluppo e crescita delle nostre migliori realtà produttive. Permettetemi infine un breve tuffo nel passato. Collaboro con Data Manager dal dicembre del 2000. Anni in cui ho vissuto tutta la scala di emozioni che accompagna ogni attività professionale. Una cosa però mi emoziona ancora come la prima volta. Ritornare cioè a quel fatidico giorno in cui tutto è cominciato. A partire da un annuncio pubblicato dal Corriere. Ho ancora impresse nella memoria parecchie delle parole che scambiai con colui che sarebbe presto diventato il mio primo capo, il mai dimenticato Gianni Caporale. Anche perché alcune le annotai diligentemente a margine dell’inserzione durante la telefonata. Conservo ancora quel ritaglio di giornale. Ogni volta, mi ricorda che accadono cose straordinarie. Come incontrare persone coraggiose capaci di dare fiducia a chi come me aveva soprattutto passione per la scrittura e la sicurezza informatica. Imparando quasi ogni giorno qualcosa di nuovo dal proprio lavoro.