Superbatteri, entro il 2050 uccideranno mezzo milione di italiani

Individuata una nuova variante genetica di Klebsiella pneumoniae resistente all’antibiotico colistina

E’ allarme a Firenze per quella che potrebbe rivelarsi una pericolosa minaccia per la salute umana. Il laboratorio di Microbiologia Clinica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi ha scoperto un super batterio resistente anche all’antibiotico colistina, un farmaco salvavita nella lotta ad altri batteri considerati invulnerabili ai farmaci.

Non è un caso isolato

“Presso il nostro laboratorio è stata recentemente identificata una nuova variante del gene mcr-1, denominata mcr-2, in un ceppo di K. pneumoniae resistente alla colistina, appartenente alla linea clonale ST512 e produttore della carbapenemasi KPC. Il ceppo era di origine clinica, da un paziente che non era mai stato trattato con colistina, e il gene mcr-2 è risultato facilmente trasferibile per coniugazione” spiega Gian Maria Rossolini, direttore del Laboratorio di microbiologia clinica.

L’allarme è ancora più grave in quanto non si tratta di un caso isolato in Italia, che ha già registrato resistenze alla colistina. Era infatti già stato trovato in ceppi Escherichia coli di origine sia clinica che animale e in altri enterobatteri. L’Amcli sottolinea l’importanza di monitorare l’evoluzione genetica di questi batteri “che possono costituire una grave minaccia per la salute dei pazienti ricoverati”.

“Una notevole preoccupazione è data poi dal ruolo salvavita che la colistina ha recentemente acquisito per il trattamento delle infezioni da batteri Gram-negativi ultraresistenti, per esempio K. pneumoniae produttrice di carbapenemasi”, dichiara l’associazione.

Il problema della resistenza agli antibiotici

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ritiene che “la resistenza agli antibiotici da parte dei microrganismi rappresenta un problema sempre più grave per la salute pubblica”. L’Italia è toccata da questo problema molto da vicino, dato che va al nostro Paese il primato negativo per l’uso scorretto e l’abuso di antibiotici, che favorisce lo sviluppo di super batteri.

Del resto, i numeri parlano chiaro: una media del 5% dei pazienti ospedalizzati contrae una infezione durante il periodo di degenza e dal 7% al 9% dei pazienti ricoverati a un dato momento risulta infetto, fenomeno che sta coinvolgendo sempre più anche l’ambito neonatale.

“Confermiamo la necessità di creare un tavolo di confronto attivo sul monitoraggio che i laboratori di microbiologia clinica ogni giorno svolgono al fine di identificare strategie comuni di prevenzione e trattamento di quella che a tutti gli effetti costituisce una delle più gravi crisi sanitarie cui dobbiamo dare risposte certe”, conclude il presidente Amcli.

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