Banda lunga

claudio telmon_clusit

Si discute molto di banda ultralarga e del suo impatto per l’innovazione e la competitività delle imprese italiane, ma troppo poco di continuità del servizio come fattore critico

Il tema della banda ultralarga è di grande attualità. La disponibilità diffusa di connettività dell’ordine delle decine o centinaia di Mbps è giustamente vista come uno strumento di sviluppo importante. Al di là delle diverse tempistiche fra la copertura delle diverse aree, c’è un aspetto che è poco discusso e che invece può diventare critico, particolarmente se l’interazione fra cittadino/imprese e pubblica amministrazione dovesse avvenire sempre più attraverso questi canali. Il tema è la disponibilità nel tempo della connettività. Se la connettività diventerà sempre più una risorsa indispensabile, allora rimanere privi di connettività sarebbe un problema grave. Consideriamo solo due casi: l’utilizzo sempre più diffuso e importante di servizi in cloud, che di per sé possono garantire la connettività dal proprio lato ma in generale non dal lato del cliente, e la necessità di interagire con le pubbliche amministrazioni in tempi spesso stretti e comunque con scadenze definite. A fronte di questa necessità di garanzia di disponibilità, l’offerta, almeno quella destinata al cittadino e alle microimprese, dà garanzie di disponibilità piuttosto limitate, adatte più a un servizio “facoltativo” che a uno che si suppone diventi indispensabile. Il problema non è solo italiano, naturalmente.

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Connettività e continuità

Nel confrontare l’offerta di connettività con altri servizi, bisogna tenere conto delle differenze: per l’elettricità ad esempio, esistono gli UPS o altre forme di accumulo o generazione di energia che possono permettere di superare interruzioni non troppo prolungate. Soprattutto, un’interruzione di energia elettrica è in generale vista, e quindi gestita, come un problema da risolvere in breve tempo, al di là di quelli che sono i tempi contrattualizzati. Rimanere senz’acqua o senza elettricità per una giornata intera è, salvo nelle aree più disastrate, un’anomalia. Quando si tratta di interruzioni della connettività invece, è normale una durata di molte ore, ma spesso giorni, anche quando non si tratti di un vero guasto sulla linea ma piuttosto di errori di configurazione o gestione. Naturalmente, una grande azienda si organizzerà con connettività ridondata, e si potrebbe dire che il cittadino si può organizzare con connettività mobile per fare fronte a questi disservizi, ma si tratta, per quanto riguarda i cittadini e le microimprese, di un’impostazione poco coerente. Se davvero è utile una connettività dell’ordine di parecchie decine di Mbps, come può essere ragionevole un backup, da utilizzare magari per giorni, con una configurazione artigianale basata su connettività mobile “consumer”, per di più pagata necessariamente a parte? Sarebbe molto più efficace, e probabilmente in linea con le intenzioni dello sviluppo delle attività online, se questa connettività di backup fosse parte necessaria dell’offerta di connettività per rete fissa per cittadini e microimprese, lasciando quindi al provider l’onere di assicurare la continuità del servizio, a prescindere per esempio dai fornitori ai quali a sua volta si appoggia.

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La banda ultralarga non basta

In assenza di un tale obbligo, dobbiamo per forza ipotizzare che la maggior parte dei cittadini e delle microimprese, per ragioni di costi e ancor più di complessità, non si organizzerebbero per garantirsi un servizio realmente continuo, e di conseguenza non sarà legittimo ipotizzare che questi soggetti siano sempre connessi. I servizi e i requisiti posti anche dal punto di vista normativo dovrebbero quindi partire dall’ipotesi di cittadini e imprese legittimamente impossibilitati ad accedere alle pubbliche amministrazioni per giorni. Viceversa, se fosse possibile ipotizzare una connettività realmente affidabile, seppure per una banda più limitata, allora si potrebbero sviluppare, anche da parte delle pubbliche amministrazioni, servizi e funzionalità che finora non erano concepibili. In effetti, dalla PA finora abbiamo visto principalmente il trasferimento nel contesto immateriale di servizi e funzionalità già esistenti da tempo. Le reali potenzialità sono probabilmente ancora tutte da sfruttare, ma per questo, la banda ultralarga non basta.

Claudio Telmon, membro del Direttivo e del Comitato Tecnico Scientifico di Clusit