Applicata con successo tecnica di fecondazione che prevede la presenza di tre differenti segmenti di Dna umano

Tre “pezzi” di Dna, tre genitori, un bambino. Sono gli ingredienti del primo pionieristico esperimento verificatosi in Messico circa 5 mesi fa, supervisionato da un team medico statunitense.

Ad una settimana di distanza dal concepimento del primo bambino privo di madre, è stata messa in atto con successo una speciale tecnica di fecondazione che prevede la presenza di tre differenti segmenti di Dna umano, appartenente di fatto a tre genitori biologici.

Riscrivere il Dna contro la sindrome di Leigh

Il test ha portato alla nascita di Abrahim Hassan, primo bambino al mondo ad essere frutto del patrimonio genetico appartenete alla madre, al padre e ad una terza persona che ha donato la porzione di Dna esterna al nucleo. L’obiettivo è quello di attuare una sorta di riscrittura genetica in vitro, per proteggere il bambino dalla possibile contrazione della sindrome di Leigh. Un esperimento che fa venire in mente quello di qualche mese fa in Cina, dove si sono ottenuti embrioni umani modificati con la tecnica del taglia-incolla del Dna, per renderli resistenti al virus Hiv.

L’intento infatti è stato proprio quello di intervenire su una specifica componente genetica della madre alla quale era riconducibile la sindrome di Leigh, malattia che interessa il sistema nervoso centrale, che aveva purtroppo già portato alla morte i primi due figli naturali della coppia.

Dubbi etici

Fondendo i gameti del padre e della madre con una serie di mitocondri donati esternamente si è fatto in modo che la porzione di Dna coinvolta nel processo riproduttivo fosse privata dei rischi connessi con la sindrome.

Abrahim ha quindi ereditato una sequenza cromosomica in cui non c’è traccia della patologia e della sua ereditarietà.

Come era immaginabile, nonostante il nobile scopo, la tecnica ha subito riaperto un dibattito di natura etica, relativo alla possibilità di alterare arbitrariamente le strutture genetiche individuali e aprire la strada a una pratica che potrebbe portare possibili complicazioni attualmente non prevedibili. 

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