24 prestazioni sanitarie non saranno più gratuite, ecco cosa cambia dall’anno prossimo

Arriva l’ennesimo colpo basso in ambito sanitario, secondo quanto denunciato dalla Cgil: un’operazione di taglio del costo di circa 60 milioni di euro in più all’anno per le famiglie italiane renderà a pagamento molte prestazioni che prima erano gratuite. Tra i 24 interventi che dall’anno prossimo in poi si pagheranno figurano il tunnel carpale, l’intervento per il dito a martello, la frantumazione dei calcoli renali, la cataratta, le cure per diversi tipi di ernia, alcuni interventi in artroscopia e l’amputazione delle dita di mani e piedi. Dal rapporto annuale del Censis, che rivela un quadro di deterioramento del Servizio Sanitario Nazionale, emerge che sono ben 11 milioni gli italiani che sono costretti a rinunciare alle cure perché troppo costose. Da un’analisi condotta da Facile.it in collaborazione con Prestiti.it era già emerso come in sei mesi siano stati erogati oltre 28.000 prestiti agli italiani per pagare spese sanitarie. 

Dal Day Surgery all’ambulatorio

Per ottenere questi servizi sarà necessario passare da un ambulatorio, pagando un ticket. E’ quanto decretato nell’ambito dell’aggiornamento dei LEA, i livelli essenziali di assistenza sanitaria, dopo l’accordo raggiunto tra Governo e Regioni. A breve, il decreto passerà al vaglio del Parlamento, e ci si attende possa divenire operativo nel corso del 2017.

«Con i nuovi Lea, varie prestazioni chirurgiche finora effettuate gratuitamente in day surgery, saranno trasferite in regime di prestazione ambulatoriale, che implica il pagamento», commenta Stefano Cecconi, responsabile Politiche salute della Cgil.

«Un’operazione giusta si trasformerà in un problema. È giusta perché stiamo parlando di prestazioni sanitarie aggiuntive o di trattamenti più corretti rispetto al passato. Il problema, però, riguarda il sistema dei ticket, che è sbagliato e che va riformato perché crea questi effetti paradossali». Un altro neo della sanità italiana sono le liste d’attesa interminabili, che hanno costretto il 72% delle persone a rivolgersi a strutture private a causa dei tempi d’attesa proposti dal servizio pubblico, che esasperano sempre di più la popolazione.

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Nuovo taglio

Ancora una volta sono i cittadini a farsi carico dei tagli delle spese, contribuendo con circa 18 milioni di euro in ticket da pagare, per il «trasferimento prestazioni precedentemente erogate in regime di ricovero». Altri 42 milioni di euro arriveranno dall’inserimento di nuove prestazioni offerte negli ambulatori, per un totale di 60 milioni di euro.

Inoltre potrebbe anche aggiungersi un nuovo taglio del Fondo sanitario nazionale, conclude Cecconi: «Al di là delle dichiarazioni del ministro, nel Def si dice chiaramente che il fondo sanitario è legato all’andamento del Pil e che fino al 2019 è prevista una riduzione della sua incidenza sul prodotto interno lordo».