Il nuovo storage nel segno del flash

Pure Storage migliora l'esperienza dei clienti con nuove capacità self-service per la gestione dello storage

Pur se rimane ancora qualche ostacolo alla sua adozione generalizzata, il flash storage non è più un oggetto misterioso riservato ad alcuni pionieri, ma una tecnologia matura e affidabile che ha trovato negli array all-flash la via per affermarsi definitivamente sul mercato

Tra i nuovi paradigmi ormai entrati a pieno titolo nell’agone dell’IT, vi è anche lo storage flash, cioè la tecnologia di memorizzazione senza parti in movimento, la cui prepotente affermazione è sotto gli occhi di tutti, anche dei più scettici. Che sono stati messi a tacere quasi definitivamente. Perché, come accade in tutti i campi, anche in questo ambito i precursori non sono mancati. E così lo storage ha visto un fiorire di vendor all-flash, inizialmente considerati come puri visionari. Ai quali il tempo, con i cicli ridotti tipici dell’IT, ha ormai dato ragione. Oggi, la tecnologia flash ha fatto il suo ingresso a pieno titolo nel portafoglio prodotti di tutti i vendor, anche di quelli più tradizionali. Non a caso, da più parti si indica che il 2016 è l’anno in cui il costo della tecnologia flash raggiungerà quello dei dischi meccanici tradizionali, per poi scendere ulteriormente. Da quest’anno, quindi, diventa più economico investire in sistemi flash per lo storage primario, cioè quello posto direttamente a supporto delle applicazioni, invece che in sistemi tradizionali.

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FLASH QUASI A TRE CIFRE

Questo scenario è riflesso nei dati degli analisti, che rivelano puntualmente questa trasformazione di mercato, che vede una crescente presenza del flash a scapito dei sistemi tradizionali. Infatti, secondo i dati pubblicati a metà giugno da IDC per il primo trimestre del 2016, il mercato EMEA dei sistemi di storage esterno ha registrato una flessione in valore del 4,9 per cento rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, per un totale di 1,64 miliardi di dollari. La contrazione ha riguardato anche i volumi, cioè la capacità di storage installata, anche se in misura inferiore, con un meno 3,5 per cento per un totale di 2,92 exabyte. Chi è davvero in sofferenza è appunto il settore degli array su disco tradizionale, gli HDD, che sono scesi del 23 per cento in valore, cui fa da contraltare lo strabiliante incremento del comparto flash, che nel trimestre considerato è stato pari al 96 per cento anno su anno: non stupisce quindi che gli array flash abbiano rappresentato quasi il 60 per cento del totale della capacità consegnata nel corso del trimestre. Sempre i dati IDC per il primo quarter del 2016 hanno rivelato che gli array ibridi, cioè flash più sistemi tradizionali con drive meccanico, hanno fatto registrare un modesto incremento, pari al 4 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

MERCATO IN ATTESA

L’ottimo andamento dei sistemi flash si è però verificato in un momento di mercato caratterizzato da una transizione, come sottolinea Silvia Cosso, senior research analyst dell’Europe Storage Research di IDC, spiegando che «il rallentamento è dovuto alle modifiche al portafoglio prodotti intraprese dai principali vendor, oltre che dal fatto che i clienti hanno messo gli investimenti in stand-by in attesa di capire come si evolveranno le grandi acquisizioni annunciate l’anno scorso». Guardando invece alle quote di mercato, nell’ambito EMEA, IDC indica EMC al primo posto con il 24,5 per cento, seguita da NetApp con il 15,8 per cento, da Hewlett Packard Enterprise al 14,5, IBM all’8,8 e Hitachi Data Systems con l’8,2 per cento.

Se si va a guardare, sempre con l’aiuto di IDC, l’andamento dello storage a livello globale, nel primo trimestre 2016, il giro d’affari complessivo è stato di 8,2 miliardi di dollari, con una flessione in valore del sette per cento anno su anno, che diventa del meno quattro per cento se si guarda alla capacità installata, con un totale di 27,8 exabyte consegnati. Per quanto riguarda i vendor, le posizioni nel trimestre considerato sono diverse rispetto all’area EMEA, in quanto al primo posto vi è Hewlett Packard Enterprise con il 17,3 per cento di quota di mercato, seguita da EMC (16,4), Dell (10,3), NetApp (7,9) e Hitachi Data Systems (6,3). Quello che invece non cambia è il crescente successo degli array all-flash, che nel primo trimestre 2016 hanno messo a segno una crescita complessiva a livello globale dell’87,4 per cento rispetto all’anno precedente.

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PERFORMANCE E FLESSIBILITÀ

Ma a cosa è dovuto questo successo? I fattori sono sicuramente molteplici, e hanno a che fare con la grande trasformazione in atto da tempo nell’IT, che ha determinato una grande evoluzione anche nello storage. Pur essendo da sempre uno dei pilastri essenziali del data center, negli ultimi anni lo storage è stato chiamato a svolgere compiti sempre più rilevanti, proprio in ragione della necessità di affrontare la crescita esponenziale dei volumi di dati da archiviare e soprattutto da gestire, a fronte del consolidarsi di fenomeni quali per esempio l’affermarsi definitivo del mobile, con smartphone e tablet onnipresenti a generare sempre nuovi contenuti, oppure le note esigenze dovute alla compliance, con backup robusti e archiviazione sempre più sicura, e infine, last but not least, l’imporsi di paradigmi quali gli analytics e i big data. È anche per questo che le soluzioni proposte vedono oggi la prevalenza di sistemi storage sempre più integrati e scalabili, in grado di favorire al massimo l’efficienza e ridurre al minimo i tempi di progettazione, gestione e manutenzione dell’intera funzione storage.

VANTAGGI INNEGABILI

Del resto, la tecnologia dei dischi meccanici è ormai consolidata da tempo e non lascia intravedere all’orizzonte particolari incrementi nelle prestazioni o significative riduzioni di prezzo, la tecnologia flash è invece in fase di forte sviluppo sia in termini di costi sia di performance. Se poi si prende in considerazione il fatto che i sistemi flash sono intrinsecamente più affidabili, data l’assenza di parti in movimento, se ne deduce un altro dei vantaggi di questa tecnologia: la manutenzione molto ridotta. Ma non solo. Nell’esaminare le potenzialità della tecnologia flash, non va certamente dimenticato il minore consumo di energia e di spazio occupato, che va di pari passo con la capacità di gestire enormi quantità di dati in tempi brevissimi, rendendo possibili applicazioni che precedentemente erano di difficile realizzazione. Le velocità di accesso garantite dai sistemi flash sono in grado di supportare al meglio tutte le nuove applicazioni per eseguire analisi in tempo reale, allo scopo di estrarre valore tangibile di business dalle informazioni presenti in azienda. Anche da quelle di tipo non tradizionale, cioè i dati non strutturati, che sono ormai la maggioranza.

SE IL FLASH È TOTALE

Quello che è indispensabile oggi è disporre sia di maggiori capacità di archiviazione sia soprattutto di un incremento delle performance. L’attenzione è rivolta verso le soluzioni storage che migliorano la velocità di accesso ai dati e la loro gestione, che deve essere sempre improntata alla massima flessibilità. La trasformazione in atto, che implica la necessità di incrementare le performance, soprattutto nell’analisi di grandi quantità di dati, ha quindi sancito l’affermazione di fatto di una tecnologia, quella dello storage flash, che è sempre meno indicata anche come tecnologia SSD, Solid State Disk, analogamente ai disk drive “classici”, gli HDD, Hard Disk Drive, che sono meccanici. Ma parlare di “disco” si rivela un po’ improprio, in quanto non vi è più alcuna parte in movimento come accade con i drive tradizionali, dato che nei flash, semplificando, si trovano solo memorie allo stato solido, cioè i classici chip. Va anche detto che accanto agli array all-flash, cioè gli array interamente formati da elementi a stato solido costituiti da memorie flash, vi sono anche quelli ibridi, formati da flash e disco meccanico tradizionale. Ma, a giudicare dai dati di mercato visti più sopra, gli array all-flash sono destinati a essere il vero mainstream: oltre ai consuntivi di mercato visti più sopra, vanno considerate anche le previsioni, e quelle di IDC indicano infatti che il mercato specifico dell’all-flash crescerà con un tasso CAGR del 46,1% dal 2013 al 2018, per raggiungere un valore totale di 3,3 miliardi di dollari entro la fine del 2018, contro una crescita CAGR dell’8,1% della tecnologia ibrida, sempre durante lo stesso periodo.

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LE PROPOSTE ALL-FLASH

Non è quindi per caso che negli ultimi tempi, in sostanza dal 2013 in poi, anche i vendor primari, quelli che per la loro intrinseca natura tendono a essere conservatori nelle scelte tecnologiche, si siano affrettati a proporre sistemi all-flash nella loro offerta, seguendo l’esempio dei vendor nati direttamente con un’offerta esclusivamente flash. Oggi, tutti i vendor principali hanno proposte all-flash di classe enterprise costantemente aggiornate: solo per citare alcuni esempi tra i tanti, vi sono i sistemi IBM FlashSystem A9000 e FlashSystem A9000R, presentati da Big Blue nello scorso luglio, oppure la soluzione DSSD D5 introdotta quest’anno da EMC, l’offerta di NetApp, che grazie anche all’acquisizione di SolidFire è in grado di coprire tutte le esigenze, quella di Hewlett Packard Enterprise, con la linea 3PAR StoreServ, e infine la gamma VSP serie F di Hitachi Data Systems. Quest’ultima, introdotta a fine anno scorso, rappresenta il debutto della strategia “flash first”, che vede HDS impegnata «a sviluppare in prima persona una nuova generazione di dispositivi all-flash che rendono sempre più facile la gestione dello storage: l’idea è quella di inserire lo storage a stato solido sulla nostra intera linea di prodotti, in quanto oltre a essere superiore tecnologicamente come prestazioni, oggi il flash si sta dimostrando vantaggioso anche in termini economici, con costi davvero competitivi» – come spiegava, in una conversazione con Data Manager, Bob Madaio, senior director of product marketing di Hitachi Data Systems.

NUOVI CRITERI

Ma il pioniere dell’all-flash può essere individuato senza troppe difficoltà in Pure Storage, società californiana fondata a Mountain View nel 2009, «quando forse l’idea di rendere il flash una tecnologia mainstream, era un po’ pazza». Parole dello stesso Matt Kixmoeller, vice president products di Pure Storage, secondo cui «le opportunità per ripensare il data center grazie a questa nuova tecnologia si presentavano notevoli, soprattutto in termini di prestazioni e di scalabilità». Guarda caso, si tratta proprio dei fattori chiave indicati nel corso di un sondaggio condotto lo scorso anno da IDC su 300 utenti finali negli Stati Uniti, in cui gli interpellati hanno citato le prestazioni, i prezzi e la scalabilità come i tre principali criteri di acquisto degli array all-flash. E se le prestazioni costituiscono un importante motivo per la scelta della tecnologia flash in generale, i prezzi e la scalabilità rappresentano un criterio nuovo, visto che per anni il settore ha utilizzato, per valutare i diversi sistemi storage, metriche quali gli IOPS (cioè le operazioni di input e output al secondo) per confrontare le prestazioni e il costo per gigabyte di capacità. Ma, come sostengono sia IDC sia altri analisti, applicare la metrica costo-per-gigabyte nel raffrontare i sistemi flash allo storage tradizionale può essere fuorviante, in quanto come si è visto, il flash presenta numerosi altri vantaggi, per esempio in termini di minori consumi energetici e di spazio utilizzato nel data center, che devono essere presi in considerazione per un confronto più omogeneo. Se quindi si considerano tutti gli aspetti, un confronto più corretto del Total Cost of Ownership dei sistemi basati su flash rispetto a quelli basati su dischi meccanici porta a vedere che il rapporto è ormai praticamente allo stesso livello.

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MODIFICARE LA PERCEZIONE

Un trionfo su tutta la linea per lo storage flash quindi? Di sicuro il trend è più che segnato, ma alcune resistenze permangono, come ha recentemente confermato anche una ricerca svolta nello scorso maggio da Opinion Matters per NetApp, interpellando tremila responsabili IT di Regno Unito, Francia e Germania, avente per oggetto principale l’adozione della tecnologia storage flash nell’area EMEA. Le indicazioni scaturite dall’indagine sono interessanti, visto che se il 90 per cento degli intervistati ha riconosciuto la necessità di portare tale tecnologia nelle proprie aziende, vi è tuttora qualche ostacolo alla sua adozione completa, come la percezione di un costo ancora elevato o la mancanza di comprensione dei vantaggi del flash da parte dei responsabili finanziari. Più in dettaglio, l’indagine ha rivelato che nonostante il costo della tecnologia flash sia in diminuzione, il 40 per cento dei responsabili IT pensa che sia ancora un investimento oneroso. L’apparente barriera del costo è più diffusa tra le piccole imprese nel Regno Unito (32 per cento) e in Germania (46 per cento), mentre in Francia la percentuale è simile per le aziende di tutte le dimensioni: il 42 per cento dei decisori provenienti da piccole e grandi imprese ha mostrato dubbi per quanto riguarda i costi. Lo studio ha considerato “piccole” le imprese da due a 99 dipendenti, “medie” quelle da 100 a 499 e “grandi” quelle dai 500 in su.

CULTURA TECNOLOGICA

Inoltre, sempre nell’indagine condotta per NetApp, i decision maker IT francesi e tedeschi appartenenti a imprese di medie dimensioni si sono segnalati tra i più forti sostenitori della tecnologia flash, con il 94 per cento che si è detto d’accordo sul fatto che l’assenza di una specifica necessità relativa a soluzioni flash non è un ostacolo alla sua adozione. Di converso, nel Regno Unito, il più grande supporto alla tecnologia flash proviene dalle piccole imprese, con il 92 per cento degli intervistati che dichiarano di non vedere nella mancanza di necessità una barriera all’adozione. Interessante anche notare come i responsabili IT abbiano rivelato che un responsabile finanziario su cinque (22 per cento) non ha una comprensione dei vantaggi relativi alla tecnologia flash tale da investirvi risorse. Questa barriera è maggiore nelle imprese di grandi dimensioni, con quasi un quarto degli intervistati che dichiarano che i responsabili finanziari non hanno ancora una conoscenza sufficiente del flash storage. Del resto, si tratta pur sempre di una tecnologia che ha preso piede davvero solo negli ultimi due o tre anni al massimo. Ma ha già ampiamente dimostrato di essere qui per rimanere a lungo.