I tumori non sono questione di sfortuna ma dipendono da mutazioni del Dna

Dare la colpa dello sviluppo di un tumore alla sfortuna, come uno studio certificava circa un anno fa, sarebbe una vera e propria bufala.

La ricerca, basata su modelli matematico-statistici, sosteneva che la diversa incidenza di tumore a livello dei vari organi fosse da ricondurre principalmente alla differenza nel numero delle mutazioni ‘sfortunate’ del DNA comparse casualmente all’interno delle cellule staminali di questi organi. Recentemente è stato identificato il meccanismo che consente di riparare il Dna danneggiato, impedendo la formazione dei tumori, mentre un’altra ricerca ha scoperto che i tumori possono regredire azionando una sorta di “retromarcia” della crescita, grazie alla tecnica del “taglia-incolla” del Dna denominata Crispr

Gli errori del Dna avvengono costantemente

Oggi i ricercatori dell’UMC Utrecht (Olanda), autori di quest’ultimo studio finanziato dalla charityinglese Worldwide CancerResearch, smentiscono clamorosamente questa tesi. Gli studiosi hanno compiuta un’accurata misurazione degli errori del DNA a livello delle cellule staminali adulte presenti all’interno di diversi organi e tessuti, in varie età della vita, dimostrando invece che le cellule staminali umane acquisiscono errori genetici costantemente, in tutti gli organi, anche in quelli destinati a produrre meno tumori.

Non ci sarebbero differenze in termini di numero di mutazioni casuali tra un organo sede di tumore e un organo sano.

Questa teoria farebbe decadere completamente la tesi che il cancro sia dovuto principalmente al diverso numero di mutazioni, quindi in pratica alla sfortuna.

La sfortuna è una bufala

“Questo, spiega Ruben Van Boxtle, uno degli autori – contrasta con la teoria della sfortuna. Siamo stati sorpresi di trovare praticamente lo stesso tasso di mutazioni in organi con incidenza di tumori molto diversa tra loro. Questo suggerisce che la semplice accumulazione di errori ‘sfortunati’ nel Dna non può spiegare la differenza di incidenza, almeno per alcuni tumori”.

L’autore però aggiunge che dal punto di vista qualitativo sono state trovate alcune differenze nel tipo di mutazioni.

“Questo può voler dire che la ‘sfortuna’ gioca qualche ruolo, ma non sappiamo ancora quale”.

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