La fragilità ossea è al centro della Giornata Mondiale dell’Osteoporosi: ecco cosa c’è da sapere per mantenere le ossa in salute

L’osteoporosi è un’emergenza che man mano che l’età della popolazione avanza significa fratture e costi enormi per gestire i pazienti. Nonostante per questo problema esistano delle terapie, in grado di ridurre dal 30 al 70 per cento la probabilità di una seconda frattura, sono ancora pochissime le persone che ne sono a conoscenza o che le seguono. L’argomento è oggetto di discussione durante la Giornata Mondiale dell’Osteoporosi del 20 ottobre, insieme a tutte le informazioni necessarie per mantenere il proprio scheletro in salute.

Meno del 20% riceve le cure

«Neppure il 20 per cento dei pazienti con una frattura di femore riceve la terapia contro l’osteoporosi, che può ridurre moltissimo la probabilità di ulteriori eventi: chi ha già avuto una frattura da fragilità ossea ha una probabilità cinque volte più alta di averne una seconda – spiega Maria Luisa Brandi, presidente della Fondazione Italiana Ricerca sulle Malattie dell’Osso Raffaella Becagli (FIRMO) –. Non parliamo poi di chi ha una frattura vertebrale da fragilità: l’80 per cento non viene neppure diagnosticata, viene scambiata per un semplice mal di schiena. Così non stupisce scoprire che nel nostro Paese la spesa diretta per le fratture supera i due miliardi di euro, ma la maggioranza dei costi è sostenuta per i ricoveri e non certo per i farmaci anti-osteoporosi, che rendono conto di appena il 2 per cento di questa cifra. A cui si aggiungono ben 12 miliardi di costi indiretti sopportati dai pazienti e dalle famiglie».

Si stima che nel 2025 si arriverà a oltre 19 miliardi di costi diretti e indiretti connessi alle fratture, se non si adotteranno le giuste cure per chi soffre di osteoporosi. 

Unità di frattura utili ed efficienti

Ma come arginare quest’emergenza?

«Le Unità di frattura negli ospedali hanno dimostrato di essere utili ed efficienti – dice Brandi –. Non si tratta di creare nuove strutture, ma di pensare a un percorso, inviando dagli specialisti giusti ogni paziente over 50 che arrivi in pronto soccorso con una frattura perché sia valutato e si possa decidere se è candidato a ricevere una terapia anti-osteoporosi. In Toscana le Unità di frattura sono già attive e abbiamo visto aumentare la sopravvivenza dei pazienti in appena un anno: non dobbiamo dimenticare, infatti, che il 25 per cento di chi si rompe un femore muore nel giro di 12 mesi. Una terapia corretta cambia la storia clinica e sappiamo che circa metà dei pazienti che subiscono la frattura del femore nei mesi o anni precedenti l’evento sono incorsi in una precedente frattura da fragilità, che costituiva un’opportunità fondamentale per la valutazione e l’intervento di prevenzione di successive fratture».

L’iniziativa Cattura la frattura dell’International Osteoporosis Foundation mira a creare Unità di frattura ovunque , anche per migliorare l’accesso ai farmaci. Non ultima è fondamentale sempre la prevenzione primaria, tramite uno stile di vita adeguato, regolare attività fisica svolta preferibilmente all’aperto, una dieta equilibrata con un buon apporto di calcio e vitamina D. Lo scorso anno è stata anche sviluppata un’app che permette di verificare lo stato di benessere delle ossa, misurandone la presenza di vitamina D. Inoltre è stato scoperto uno speciale ormone che rafforza lo scheletro e in dosi maggiori aiuta persino a bruciare i grassi.

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