Un bambino su tre nasconde comportamenti rischiosi online ai propri genitori

Mal di schiena, i bambini iniziano a soffrirne già a 11 anni
L’abitudine a una scorretta postura e la scarsa attività fisica le principali cause del boom di mal di schiena fin dalla pubertà

In un mondo in cui Internet e i dispositivi connessi giocano un ruolo fondamentale, una grande parte della vita dei bambini è nascosta agli adulti. I genitori devono rispondere a una domanda difficile: come si può essere sicuri che i figli crescano in un ambiente sicuro e protetto senza intromettersi nella loro privacy?

Dopotutto, un bambino lasciato solo a navigare su Internet potrebbe entrare in contatto con contenuti dannosi o inappropriati.  Secondo un’indagine condotta da Kaspersky Lab e iconKids & Youth, il 36% dei bambini italiani, con età compresa tra gli 8 e i 16 anni, nasconde attività online potenzialmente pericolose ai propri genitori.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Più il bambino è grande, più ‘cose’ nasconde. All’età di 8-10 anni, solo un quarto (25%) dei bambini non informa i genitori di incidenti capitati su Internet, ma il numero aumenta al 45% per i teenager tra i 14 e i 16 anni. Molti genitori di bambini “taciturni” rimangono all’oscuro di quello che i propri figli fanno online. Più le attività sono pericolose, meno è probabile che i genitori ne vengano a conoscenza. Nel 100% dei casi in cui i ragazzi hanno nascosto attività come visitare siti non adatti, scaricare app o materiali illegali così come inviare o guardare video e foto inappropriati, i genitori non ne sono mai venuti a conoscenza. Inoltre, quasi tre adolescenti su quattro hanno nascosto ai propri genitori di essere entrati in contatto con persone inappropriate attraverso i social media.

I bambini, oltre a tacere i comportamenti online proibiti, cercano anche di aggirare il controllo dei genitori. Un bambino su quattro (25%) ha ammesso di averlo fatto, utilizzando anonymizer, password sui propri dispositivi di cui i genitori non sono a conoscenza, navigando online mentre i genitori sono assenti e cancellando la cronologia delle proprie attività su Internet, ecc. Inoltre, un bambino su undici (9%) utilizza programmi specifici che servono a nascondere le app utilizzate.

Leggi anche:  Le applicazioni Google sono i principali canali di diffusione del malware nel settore della vendita al dettaglio

Al contempo, molti bambini affermano di non fare nulla per aggirare il parental control dei software. Infatti, circa tre quarti (72%) dei bambini trova d’aiuto che i genitori spieghino loro le minacce online a cui possono andare incontro, cosa che risulta essere molto utile ai genitori che vogliono proteggere i propri figli ovunque essi si trovino.

“L’educazione dei genitori ha un ruolo fondamentale nella protezione dei bambini su Internet. Se i bambini ritengono che i genitori siano in grado di spiegare i problemi a cui possono andare incontro, è molto più probabile che si confidino con loro. Per questo motivo è molto importante che i genitori siano più informati sulle minacce online, che aumentino la propria cyber-conoscenza e instaurino un rapporto di fiducia con i propri figli per far parte della loro vita, sia online che offline. Inoltre, una recente indagineeffettuata dalla Commissione Europea dimostra che spesso sono i figli stessi a chiedere controlli da parte dei genitori per proteggere i fratelli minori”, ha dichiarato Janice Richardson, Senior Advisor di European Schoolnet.

“Le cure e la guida dei genitori non devono solo limitarsi al mondo reale perché oggi gran parte della vita dei bambini viene trascorsa online”, ha aggiunto Morten Lehn, General Manager Italy di Kaspersky Lab. “Quando i genitori non sono presenti, possono proteggere i propri figli con soluzioni specifiche di parental control. Questi programmi non servono solo da scudo per i bambini contro siti pericolosi, app su computer fissi e dispositivi mobile, ma anche a rendere i genitori consapevoli dei rischi a cui i bambini vanno incontro. Questo serve come opportunità per avere con i propri figli una conversazione più focalizzata sulle minacce online”.

Leggi anche:  Cybersecurity 2024: il futuro secondo HWG Sababa