L’app “Sc(Hi)accia dca” è stata creata dal Centro per i disturbi del comportamento alimentare (Cdca) della clinica Palazzolo di Bergamo

Si tratta della prima applicazione sviluppata a supporto della lotta contro i disturbi dell’alimentazione, di cui soffre in Italia il 3,3% della popolazione, per l’80% donne e nel 50% dei casi ragazze tra i 12 e i 15 anni. Un fenomeno che però interessa sempre di più anche i più piccoli, la fascia d’età che va dagli 8 ai 12 anni ed è in continua crescita secondo gli esperti. L’anoressia nervosa, che si manifesta con una magrezza esagerata, è sempre associata ad una visione distorta del proprio corpo e da pensieri ossessivi sul peso e sulle calorie ingerite. Sembra che chi ne soffre, oltre a non riconoscersi più alla vista, non si riconosca più nemmeno al tatto.

Questa patologia, che secondo recenti studi potrebbe avere origini genetiche,  secondo uno studio dell’Università di Seul si potrebbe sconfiggere grazie all’ossitocina, l’ormone dell’amore, mentre un’altra ricerca punta sulla stimolazione magnetica per superare il problema.

Non idealizzare il disturbo

Proprio nell’ottica di aiutare chi ne soffre a uscire dal tunnel della malattia, nasce l’app Sc(Hi)accia dca, gratuita e disponile sia per Apple che per Android, online dal 14 novembre.

”Uno dei problemi principali che incontriamo nella nostra attività quotidiana al Centro disturbi alimentari della Palazzolo è la vergogna – spiega Rosa Gozio, psichiatra del centro – La persona anoressica o bulimica si imbarazza a parlarne e la stessa cosa accade per i genitori. Il risultato è che non sanno come farsi aiutare. Con questa app si stempera questo sentimento di onta.”

L’applicazione avrebbe anche un’altra importante funzione, aggiunge la psichiatra: “Aiuta a non idealizzare il disturbo. Purtroppo oggi su Internet ci sono migliaia di siti che parlano di anoressia e bulimia, ma nella maggior parte dei casi lo fanno in modo sbagliando, mitizzando questa malattia. Il rischio è che si parli del disturbo come un qualcosa di ‘speciale’ e che questo renda al paziente ancora più complicato liberarsene. Con “Sc(Hi)accia dca” questo non avviene”

Un filo diretto con i medici

La app è stata lanciata per “arrivare a persone difficilmente raggiungibili: essendo uno strumento digitale affascina i Millennials, cioè i ragazzi tra i 15 e i 35 anni, che hanno una maggiore sensibilità per il mondo virtuale”, spiega Simone Raineri, coordinatore del centro Dca che ha seguito il progetto. “Purtroppo abbiamo riscontrato che i medici sono poco coinvolti nella fase iniziale della malattia: le famiglie, nonostante gli sforzi, hanno difficoltà a parlare con i dottori anche perché i figli sono estremamente chiusi e non riconoscono di avere un problema. Ma se non si interviene per tempo non si riesce a evitare danni fisici, clinici e sociali, causati da questo tipo di patologia che interessa tutte le aree della vita di una persona”. L’app è dedicata anche ai genitori e ai familiari di chi soffre di disturbi alimentari: “Molto spesso sono proprio loro i primi ad accorgersene ma nella maggior parte dei casi non riescono ad aiutare i loro cari in alcun modo”.

L’accesso all’app avviene in tre fasi e in modo del tutto anonimo: dopo le informazioni relative al peso, all’attività fisica e al tipo di alimentazione seguita, viene chiesto di redigere un diario e si può scegliere di inviarlo all’educatore. Lo step finale consiste nel colloquio con un educatore del centro specializzato in disturbi alimentari che lo indirizzerà verso il centro più vicino a dove vive.

“Noi facciamo parte di un network nazionale in cui sono i principali centri italiani che si occupano di disturbi dell’alimentazione: questo ci permette di aiutare i pazienti di tutta Italia a trovare i medici specializzati più vicini a dove abitano”, conclude Raineri.

Sc(Hi)accia dca premiata da Fondazione Vodafone

Le richieste che arrivano alla app «Sc(hi)accia dca» vengono gestite dal Centro per i Disturbi Alimentari della Clinica Palazzolo di Bergamo che dialoga con il network nazionale di centri accreditati e assicura un contatto meno invasivo, ma più immediato con il mondo sommerso di chi soffre di questa patologia, reso possibile grazie al bando promosso dalla Fondazione Vodafone “Digital for Social”. L’impegno della Fondazione Vodafone Italia, con il bando “Digital for Social” si declina nella promozione del digitale e, più in generale della tecnologia, come strumento di innovazione sociale. Rientra proprio in questa dimensione l’iniziativa SC(HI)ACCIA della Casa di Cura Palazzolo di Bergamo, che è stata premiata tra più di 450 progetti ricevuti. “Come Fondazione Vodafone Italia – spiega Maria Cristina Ferradini, Sustainability manager di Vodafone e Consigliere Delegato di Fondazione Vodafone – abbiamo deciso di sostenere questo progetto perché coniuga insieme le tecnologie digitali alle competenze psicologiche e mediche del team, la collaborazione di importanti esperienze del territorio  e soprattutto perchè si propone di aiutare i ragazzi e le famiglie in quella dimensione del disagio nascosto e spesso negato che porta a punti di non ritorno”.

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