Uno studio conferma che l’assunzione di acidi grassi è correlata all’aumento del rischio cardiovascolare

Consumare troppi grassi saturi fa male alla salute: una conclusione a cui già altri studi erano arrivati, mettendo alla gogna i cibi cosiddetti spazzatura che possono essere nocivi anche per la mente. Altre ricerche sostengono al contrario che introdurre molti grassi saturi nell’alimentazione diminuirebbe le possibilità di aumento di peso e di sviluppo di malattie cardiovascolari rispetto alla dieta a basso contenuto lipidico.

I rischi per il cuore

Una questione molto dibattuta, su cui è tornato uno studio della Harvard University di Boston pubblicato sul British Medical Journal arrivando alla conclusione che l’assunzione di acidi grassi saturi è correlata a un aumento del rischio di infarto miocardico e ischemia coronarica. Gli studiosi hanno preso in esame 73mila donne e 42mila uomini, tutti operatori sanitari seguiti dagli autori rispettivamente per 28 e 24 anni, di cui hanno preso in considerazione le abitudini alimentari (sani, senza malattie croniche) e valutato eventuali altri fattori di rischio.

I grassi saturi presi in considerazione sono i quattro principali: laurico, miristico, palmitico e stearico, caratterizzati ognuno da una diversa lunghezza della molecola, in base al numero di atomi di carbonio: laurico 12, miristico 14, palmitico 16 e stearico 18. I ricercatori hanno constatato che riducendo dell’1% il contributo di questi acidi grassi saturi all’apporto energetico quotidiano, il rischio di malattie coronariche si riduce del 6-8% e addirittura del 10-12% per l’acido palmitico. Lo studio suggerisce che i grassi saturi andrebbero sostituiti da un mix di acidi grassi polinsaturi, monoinsaturi, proteine vegetali e cereali integrali.

Sì ai grassi polinsaturi e monoinsaturi

«L’aspetto interessante di questo lavoro è che viene superata la vecchia idea di sostituire i grassi saturi con un unico nutriente, per esempio i carboidrati – spiega Stefano Erzegovesi, nutrizionista e psichiatra, responsabile del Centro dei disturbi alimentari dell’Ospedale San Raffaele di Milano -. Qui viene sottolineato che è bene rimpiazzarli con tipi di alimenti diversi che agiscono di concerto nell’offrire benefici a livello cardiovascolare. Vengono quindi promossi i grassi polinsaturi (oli di semi – come sesamo, girasole, mais – e olio di oliva) e monoinsaturi (olio di oliva), le proteine vegetali (principalmente i legumi, ma anche frutta a guscio come pinoli, nocciole e mandorle) e i cereali integrali. Per capirci, se a colazione rinuncio al pane bianco imburrato, posso optare per una fetta di pane, meglio integrale, con qualche noce o un velo di crema di mandorle».

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