Sembra che esista una significativa componente genetica in grado di indicare quanti figli avremo e quando
Un team di ricercatori dell’università di Oxford ha indagato il ruolo esercitato dalle informazioni contenute nei filamenti di Dna sulla procreazione in età adulta, scoprendo l’esistenza di una vera e propria indicazione relativa non solo al nostro grado di fertilità, ma anche alla durata del ciclo riproduttivo e al numero di figli che potremo avere.
Gli studiosi inglesi hanno analizzato un ampio database, con informazioni relative a 238 mila soggetti di entrambi i sessi in materia di età del primo concepimento e ad altri 330 mila soggetti in materia di numero di figli avuti nel corso della loro vita.
Cosa ci dice il Dna
In seguito hanno quindi combinato le informazioni statistiche con il patrimonio genetico degli uomini e delle donne inserite nell’analisi a campione.
I risultati hanno messo in luce che entrambi i fattori, legati all’età del primo figlio e al numero della prole, erano associati a determinate caratteristiche genetiche dei genitori. Questo dimostra l’esistenza di specifiche variazioni genetiche che determinano durata, entità e preferenze del ciclo riproduttivo individuale, sia maschile che femminile.
Lo studio, pubblicato su Nature Genetics, ha permesso di individuare anche altre varianti di Dna legate alla comparsa del primo ciclo mestruale e di metterle in relazione con le facoltà riproduttive in età adulta. Una ricerca che dimostra come la fertilità e la predisposizione ad avere figli siano determinate da una serie complessa di fattori ancora in parte da scoprire, non strettamente riconducibili a fattori ambientali e culturali, ma con una forte componente genetica. Recentemente si è riusciti a identificare una molecola chiamata inositolo, in grado di migliorandone la fertilità e aumentando le probabilità di concepimento, che possono essere gravemente compromesse anche a causa dello stress.
