Quando si diventa adulti? Fino a 30 anni il cervello continua a crescere

Uno studio dimostra che il cervello umano adulto non resta uguale ma continua a crescere

Una ricerca condotta da Jesse Gomez dell’Istituto di Neuroscienze dell’università californiana di Stanford ha portato a un’incredibile scoperta che ribalta le ormai assodate teorie sullo sviluppo: nella parte del cervello specializzata nel riconoscimento dei volti si forma nuovo tessuto in grado di assolvere nuove funzioni.

Cresce un’area importante per l’uomo

“Vediamo che questo tessuto cresce realmente”, ha spiegato Gomez. La crescita è stata rilevata  in un’area considerata importante, in quanto la capacità di riconoscere i visi è fondamentale per le relazioni sociali dell’essere umano in tutte le fasi della vita.

I risultati “indicano che ci sono dei cambiamenti concreti nel tessuto cerebrale che avvengono durante lo sviluppo, ha osservato il direttore dell’Istituto di Neuroscienze di Stanford, Kalanit Grill-Spector.

La scienza ha sempre evidenziato che nell’infanzia e nell’adolescenza avviene al contrario un processo di eliminazione delle connessioni fra i neuroni (sinapsi) considerate inutili per lasciare spazio a quelle più produttive. Ora i ricercatori hanno scoperto un fenomeno inverso e lo hanno chiamato il fenomeno “proliferazione di microstrutture”, anche se non sono ancora in grado di specificare quali sia la natura delle microstrutture. Si ipotizza che si tratti di ‘ramificazioni’ dei neuroni, strutture chiamate dendriti che possono essere organizzate in modi diversi.

Uno studio con importanti implicazioni

Lo studio ha osservato il cervello in attività in 22 bambini e 25 adulti con una tecnica non invasiva, la Risonanza magnetica nucleare. I risultati hanno provato che la parte del cervello deputata al riconoscimento dei visi continua a svilupparsi negli adulti, mentre per esempio non accade la stessa cosa nell’area che permette di riconoscere i luoghi, che resta immutata nel tempo.

Raffalella Tonini, esperta di Neuroscienze dell’Istituto Italiano di tecnologia (Iit) ritiene che la ricerca sia “molto interessante e importante” e segni “un notevole avanzamento” con “implicazioni nella comprensione dei meccanismi alla base dei disordini dello sviluppo che portano a disturbi come autismo e schizofrenia”.

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