Scoperta una famiglia di batteri altamente resistenti ai farmaci

A rivelarlo è un nuovo studio firmato dai ricercatori dell’Harvard T.C. School of Public health e del Broad Institut del Mit, e pubblicato online su ‘Pnas’. L’oggetto della ricerca sono gli enterobatteriacee (Enterobacteriaceae) resistenti ai carbapenemi (Cre), agenti patogeni che si sono diffusi in numerosi ospedali americani. Il team ha individuato tratti genetici che permettono a questi batteri di resistere agli antibiotici e che queste caratteristiche si trasferiscono facilmente tra le varie specie. Uno studio ha scoperto che l’arma per combattere i batteri nell’era post-antibiotici potrebbe essere una catena di proteine in grado di penetrarli e ucciderli. Il caso più recente di super batteri resistenti agli antibiotici è quello verificatosi a Firenze, dove è stato scoperto un super batterio resistente anche all’antibiotico colistina, un farmaco salvavita nella lotta ad altri batteri considerati invulnerabili ai farmaci.

Massima allerta negli ospedali

Secondo lo studio si tratterebbe di batteri più diffusi del previsto, che possono trasmettersi da persona a persona anche in modo asintomatico.

Occorre quindi operare in uno stato di massima allerta per evitare la diffusione.

“Se l’obiettivo tipico finora è stato trattare i malati con infezioni legate ai Cre, ora i nostri risultati mostrano che le enterobatteriacee resistenti si stanno diffondendo ben oltre i casi di malattia. Dobbiamo studiare di più queste trasmissioni nelle nostre comunità e nelle strutture sanitarie” dice William Hanage, epidemiologo di Harvard e autore senior dello studio.

Una minaccia per la salute umana

Diffusi in ospedali e case di cura, i Cre sono causa solo in Usa di 9.300 infezioni e 600 morti l’anno, tanto da essere soprannominati ‘batteri da incubo’ per la loro capacità di resistere agli antibiotici. Sotto osservazione sono finiti ben 250 campioni di pazienti ricoverati in tre ospedali di Boston e uno in California e sempre negli Stati Uniti una donna di 70 anni residente in Nevada è morta per un’infezione causata da un batterio resistente a quasi tutti gli antibiotici. L’anziana paziente era deceduta lo scorso settembre dopo una crisi setticemica, dopo essere stata infettata dal batterio Klebsiella pneumoniae, contratto attraverso una ferita trattata in India. Una serie di test, tuttavia, hanno dimostrato che questo particolare batterio è privo del gene mcr-1, che accresce la resistenza alla colistina, un vecchio antibiotico, oggi l’unico capace di lottare efficacemente contro le Enterobacteriaceae.
La diffusione dei super batteri è una delle più gravi minacce all’umanità, in quanto potrebbe uccidere milioni di persone ogni anno. L’Italia è molto sensibile a questo problema, dato che va al nostro Paese il primato negativo per l’uso scorretto e l’abuso di antibiotici, che favorisce lo sviluppo di super batteri. Una media del 5% dei pazienti ospedalizzati contrae una infezione durante il periodo di degenza e dal 7% al 9% dei pazienti ricoverati a un dato momento risulta infetto, fenomeno che sta coinvolgendo sempre più anche l’ambito neonatale.

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