I fondatori di Snapchat hanno estromesso dalla società una terza persona che afferma che l’idea da cui è nata l’app sia sua

Si potrebbe definire la dura legge dei social network: dietro a ognuna di queste piattaforme c’è sempre qualcuno che ha contribuito al progetto ma è stato poi accompagnato alla porta. L’esempio più famoso è quello di Facebook. L’attuale CEO dell’azienda di Menlo Park, Mark Zuckerberg, ha estromesso dalla società l’ex amico Eduardo Severin solo alla conclusione di una causa legale milionaria. Oggi si scopre che la stessa cosa è avvenuta anche a Snapchat.

L’app di messaggistica più apprezzata dai teenager vuole fare il suo ingresso a Wall Street e ha quindi presentato i documenti necessari all’IPO. All’interno del plico si è scoperto che oltre a Evan Spiegel e Bobby Murphy, un’altra persona ha contribuito a realizzare l’idea iniziale di Snapchat, Reggie Brown. I tre si sono conosciuti all’Università di Stanford ma quest’ultimo è stato estromesso dalla società nonostante dichiari di essere stato lui a proporre l’idea su cui tutta l’app è basata, ovvero i contenuti che si autocancellano. “Spiegel non era nemmeno parte della conversazione quando si stava discutendo l’idea alla base dell’app.  – aveva spiegato una fonte anonima a TechCrunch nel 2012 – Brown disse a Spiegel qualcosa come: ‘Dovremmo fare un’applicazione che invia messaggi e foto in grado di autodistruggersi’. A Spiegel l’idea piacque, tanto da definirla multi-milionaria”.

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Nei documenti si scopre che nel settembre del 2014 Brown è stato fatto sparire ma ha comunque ricevuto un risarcimento da 157,5 milioni di dollari a seguito di un accordo extra giudiziario. Considerando che ora Snapchat è valutata circa 20 miliardi di dollari, forse Brown avrà qualcosa da recriminare sull’entità della “buonuscita”.