Secondo una ricerca britannica la vitamina D ha straordinarie capacità di intervento sul sistema immunitario

L’arma segreta per tenere lontani i malanni della stagione invernale? Basta assumere vitamina D. E’ quanto conferma un team di studiosi che hanno pubblicato le conclusioni dei loro studi sul British Medical Journal.

Meno sole, meno vitamina D

Considerata finora un rimedio efficace soprattutto per la cura delle ossa, ancora nessuno l’aveva mai sperimentata come rimedio contro l’influenza e il raffreddore e in generale per tenere lontane quelle infezioni respiratorie tipiche dei mesi freddi, quando si è meno esposti al sole e le giornate sono più brevi per cui vengono trascorse per la maggior parte del tempo fra le mura domestiche. La scarsa esposizione al sole comporterebbe un calo di produzione della corpo di vitamina D.

Introdurre integratori ogni giorno o settimanalmente, non solo migliora le prestazioni fisiche e fa bene anche al cuore, ma potrebbe ridurre di circa 3,25 milioni le infezioni respiratorie nel Regno Unito, su una popolazione di 65 milioni di individui, secondo quanto calcolato dai ricercatori.

I governi dovrebbero fornire gli integratori

“La nostra ricerca rafforza l’idea che sia opportuno prevedere un’integrazione nell’alimentazione per migliorare i livelli di vitamina D in paesi come il Regno Unito, dove la carenza è comune” hanno scritto gli autori del lavoro.

“I dati del nuovo studio sono molto significativi, visto che provengono da 11mila pazienti analizzati in studi clinici di buona qualità in tutto il mondo – commenta invece il dottor Benjamin Jacobs, un pediatra dell’ospedale Royal National Orthopaedic -. La necessità di fornire integratori di vitamina D è ora innegabile. I governi e gli operatori sanitari devono prendere questa ricerca in seria considerazione d’ora in avanti», conclude.
Assumere poca vitamina D comporta seri rischi per il cuore, aumentando il rischio di infarto e peggiorandone le conseguenze. 
Tuttavia gli esperti del Ministero della Salute del Regno Unito ritengono che “questo studio non fornisca prove sufficienti a sostegno della tesi”, motivo per cui si può ritenere la questione ancora da approfondire.

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