Zuckerberg parla già da politico

Sono oramai tanti gli indizi che spingono verso un futuro da presidente per il giovane imprenditore USA

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Un destino segnato, che porta sino a Washington. Nonostante Mark Zuckerberg non voglia ammetterlo, la piazza di Facebook comincia ad essere un po’ limitante. Un ragazzo del genere che ha tra le mani uno dei più grandi imperi digitali, ha obiettivi ben più grandi, che valicano i soli numeri di mercato. Se a inizio gennaio con un post aveva annunciato il suo tour negli USA, ora Zuckerberg si spinge oltre, mettendo per iscritto una sorta di programma civile, nel quale Facebook gioca il decisivo ruolo di collante sociale, finalizzato a costruire comunità locali e non solo virtuali.

Di cosa si tratta

In una lunga lettera aperta, l’imprenditore spiega per la prima volta che la rete da lui creata ha assunto dimensioni tali da rappresentare sia una piattaforma di fruizione dell’informazione che di creazione, con un’evidente responsabilità circa quello che viene condiviso. Tra le righe (nemmeno troppo) si può leggere la volontà di bloccare le fake news e il clickbait, che troppo spesso spinge a visitare siti partendo da un titolo sensazionalistico, che non esplica nel testo quanto promesso. Insomma, è il momento di riprendere in mano le redini di una creatura che ha superato ogni limite, diventando un ecosistema indipendente all’interno del contenitore internet. Cosa c’entra questo con la politica? Sappiamo quanto il social network sia in grado di influenzare le opinioni delle persone, spingendole persino a votare preferenze che non avrebbero considerato al di fuori della piazza.

Progressismo sociale

Il programma diffuso qualche giorno fa può essere considerato il primo passo verso l’accettazione del sito (e relative app) come di uno strumento di produzione culturale vero e proprio che si pone come modello organizzativo concreto e non solo un passatempo digitale. Un paio di partiti “classici” stanno provando a utilizzare le dinamiche del web per coinvolgere meglio gli elettori, soprattutto i più giovani, ma il risultato si traduce comunque in spazi divulgativi popolati solo dai sostenitori di questa o quella fazione e poco aperti alle idee di tutti. Facebook non presenta limiti, almeno nella sua struttura principale, e l’ideologia alla base dello “Zuckerberg-pensiero” (web aperto e accessibile, no digital divide, progressismo sociale) potrebbe essere la spinta decisiva verso una rivoluzione globale.

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