Caffè, quanto possiamo berne senza danneggiare la salute?

La caffeina potenzia l’attività di un enzima protettivo per il cervello, tenendo lontano la demenza

Tra le molteplici proprietà benefiche del caffè, ancora non si conosceva il suo effetto protettivo contro la demenza, di recente scoperto da una ricerca condotta presso e l’Indiana University e pubblicata sulla rivista Scientific Reports.

La caffeina è risultata capace di potenziare l’attività di un enzima protettivo per il cervello, chiamato ‘NMNAT2’, rivelandosi dunque un’arma molto importante contro la formazione di aggregati tossici nelle cellule nervose.  Uno studio sostiene che per le donne bere 2 caffè al giorno aiuti a tenere lontano il cancro al seno, ma più di 4 tazzine di caffè al giorno farebbero male alla salute, soprattutto per le donne in gravidanza e i giovani sotto i 18 anni. La credenza comune è che berlo prima di andare a letto non faccia dormire, ma non bisogna dimenticare che le proprietà del caffè agiscono anche positivamente sull’organismo, riducendo il rischio di malattie croniche come il morbo di Parkinson, il cancro alla prostata, il morbo di Alzheimer e in generale rallentano il declino cognitivo legato all’età.

La caffeina il più potente attivatore

Nello studio pubblicato sulla rivista Plos Biology vengono spiegati gli effetti protettivi di NMNAT2 contro l’Alzheimer, mentre un altro studio pubblicato sulla rivista The Journals of Gerontology, Series A: Biological Sciences and Medical Sciences, dimostra che consumare abitualmente caffè o comunque bevande contenenti caffeina aiuti a tenere lontana la demenza, in particolare un’assunzione di caffeina pari a 261 milligrammi al giorno ne ridurrebbe significativamente il rischioGli scienziati hanno testato quasi 2000 molecole attive, tra cui la caffeina, per selezionare quelle con un ruolo significativo nell’aumentare la produzione di NMNAT2.

Tra tutte quelle testate, la caffeina è risultata la molecola più potente nell’attivare la produzione di NMNAT2. Sperimentata sui topolini a rischio di demenza perché geneticamente incapaci di produrre quantità idonee di NMNAT2, la caffeina ha riequilibrato la quantità di enzima normale nel cervello degli animali.

Si tratta di uno studio che lascia spazio a nuovi orizzonti terapeutici basati sulla caffeina e su composti simili, infatti esistono altre 23 molecole che hanno dimostrato altrettanta efficacia, seppur in misura minore.

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