Un sistema di stimolazione elettrica funzionale attiva braccio e mano, ricollegando il cervello del paziente tetraplegico ai muscoli paralizzati

Si chiama Bill Kochevar ed è tetraplegico da quando aveva otto anni, ma per la prima volta ora è in grado di muovere il suo braccio e mano destra, anche se per il momento compie movimenti lenti e semplici come portare alle labbra una tazza e bere da una cannuccia. Si tratta tuttavia già di un risultato incredibile, ottenuto grazie ai ricercatori della Case Western Reserve University che gli hanno impiantato due device hi-tech restituendogli l’uso della mano costituiti da un’interfaccia cervello-computer dotata di elettrodi, fissata sul cranio dell’uomo, e di un sistema di stimolazione elettrica funzionale in grado di attivare braccio e mano, ricollegando il cervello del paziente ai muscoli paralizzati.  Non è la prima volta che un paziente recupera l’uso della mano grazie a un intervento hi tech: nel 2016 uno studio americano ha pensato di ricostruire i canali di trasmissione tra cervello e aree predisposte al movimento impiantando un chip nel paziente, mentre l’anno precedente  un uomo paraplegico è tornato miracolosamente a camminare grazie al sostegno di una tuta bionica comandata dal cervello.

Un impianto rivoluzionario

“Per qualcuno che ha subito un incidente otto anni fa e non poteva muoversi, essere in grado di farlo anche solo un po’ è impressionante”, dice Kochevar, 56 anni, di Cleveland. “E’ stato meglio di quanto pensassi”.

Lo studio è stato condotto da Case Western Reserve University, Centro Fes (stimolazione elettrica funzionale) di Cleveland e University Hospitals Cleveland Medical Center e fa parte del ‘BrainGate2’, uno studio clinico pilota guidato da un consorzio di centri che punta a valutare la sicurezza e fattibilità dell’impianto di un sistema con interfaccia cervello-computer in persone con paralisi. Un lavoro che  stato definito “rivoluzionario per la comunità di pazienti con lesioni del midollo spinale” e rappresenta “un passo importante verso il recupero di una certa indipendenza”.

Allenarsi con la mente

Due array di elettrodi a 96 canali, ciascuno delle dimensioni di un’aspirina, sono stati impiantati sulla superficie del cervello, nella corteccia motoria del paziente. Quando l’uomo immaginava il movimento di braccio e mano, venivano mandati dei segnali chiave. L’interfaccia cervello-computer estraeva le informazioni dai segnali cerebrali, usandole per comandare il sistema di stimolazione elettrica.

Bill ha usato la sua mente per allenarsi a muovere un braccio virtuale sullo schermo del computer e dopo 4 mesi il team ha potuto impiantargli il dispositivo con 36 elettrodi che ha animato i muscoli di braccio e mano. Un risultato importante, che offre nuove speranze concrete alle persone tetraplegiche, che ancora sono in condizioni di non paralisi degli arti.

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