Attraverso la stimolazione elettrica del cervello si potrà migliorare le performance dei soldati

Si tratta di una tecnologia già usata da alcuni atleti olimpici, soprattutto per migliorare le prestazioni che implicano gesti ripetitivi, come prendere la mira. A spiegarlo è il sito military.com, che parla di uno studio che coinvolge anche l’uso di alcuni farmaci.

Miglioramento cognitivo

“Dall’inizio dell’anno – spiega Jason Salata, un portavoce dell’esercito – le unità speciali della Marina hanno iniziato un programma di miglioramento cognitivo su un piccolo gruppo di volontari per valutare la possibilità di migliorare le performance con la neurostimolazione.

Al momento questa tecnologia viene testata sul personale del Naval SPecial Warfare Develoment Group, il cosiddetto Seal Team Six. L’azienda che ha messo a punto la tecnologia è la Halo, che lo sta sviluppando per applicazioni sportive, mentre in contesto militare l’obiettivo è quello di migliorare le capacità dei soldati trasformandoli in una specie di “Rambo”, super soldati dalle performance decisamente sopra la media.

Risultati incoraggianti

L’esercito Usa starebbe studiando gli impulsi luminosi, la registrazione e l’analisi dei dati biometrici ma anche metodi meno tecnologici come l’uso di stimolanti, supplementi nutrizionali e persino la meditazione, che aumenta la concentrazione e l’attenzione e diminuisce gli effetti della privazione del sonno. “Il nostro approccio è comunque estremamente cauto – sottolinea l’ammiraglio Tim Szymanski, che fa parte del team di sperimentatori – con un occhio attento agli effetti collaterali e al rischio che i soldati possano ‘fare da sé”.

“Dall’inizio dell’anno le unità speciali della Marina hanno iniziato un programma di miglioramento cognitivo su un piccolo gruppo di volontari per valutare la possibilità di migliorare le performance con la neurostimolazione. Gli elementi che stanno testando questa tecnologia includono personale del Naval Special Warfare Develoment Group, meglio conosciuto come il “Seal Team Six. I risultati preliminari sono incoraggianti, e ci spingono ad andare avanti nella ricerca,” ha spiegato Jason Salata, portavoce dell’esercito.

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