È italo-svizzero il progetto che aiuta gli anziani con la robotica

I ricercatori della Scuola Sant’Anna di Pisa e dell’istituto EPFL di Losanna hanno realizzato un esoscheletro che impedisce al corpo di cadere

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La tecnologia può aiutarci a vivere meglio e a sopportare l’avanzare del tempo e gli acciacchi che, inevitabilmente, arrivano con l’età. Questo è l’assunto che ha guidato l’operato di un team di ricercatori della Scuola Sant’Anna di Pisa e dell’Istituto EPFL di Losanna, che insieme hanno creato un supporto versatile e funzionale per chi ha problemi di deambulazione, derivanti per lo più dall’indebolimento del corpo umano. Grazie a un esoscheletro, una persona che non gode più dell’elasticità nei movimenti, può girare in strada più tranquilla, con una possibilità minore di cadere dopo, ad esempio, aver inciampato su vie imperfette o sentieri difficoltosi. Ciò è reso possibile da un sistema di bilanciamento che contribuisce a mantenere l’equilibrio durante la camminata e soprattutto dopo una scivolata o uno sbandamento.

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Supporto vitale

Tale sistema è appoggiato su piccoli motorini, che si mettono in azione quando necessario, spingendo automaticamente le gambe nella corretta direzione, così da stabilizzare il corpo all’altezza dell’anca. Silvestro Micera, professore della Sant’Anna e dell’EPFL ha spiegato che il progetto è pensato per essere leggero, personalizzabile e semplice da indossare, permettendo agli utenti di adattarsi in poco tempo a camminare con un aiuto aggiuntivo. Stando ai fautori però, l’esoscheletro è un prototipo non ancora pronto per un utilizzo quotidiano se il fine è di supportare concretamente le persone anziane, rafforzandone l’andatura. Per questo servirà renderlo più discreto e adatto ad essere indossato in varie circostanze, senza dare troppo nell’occhio. Si tratta di una necessità naturale per chi vorrebbe continuare a essere indipendente, dentro e fuori casa, senza attrarre sguardi curiosi e forse miopi di ciò che la scienza fa per noi. Allo stato attuale, quello italo-svizzero è uno dei pochi progetti (se non il solo) che permette a un uomo e ad una struttura meccanica di collaborare in tempo reale per giungere a un obiettivo comune; un primo esempio di ciò che potrà rappresentare la robotica per il futuro dell’healthcare.

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