Una ricerca britannica mette in luce gli effetti dell’inquinamento sul sonno

Gli effetti negativi dell’inquinamento atmosferico sulla salute sono innumerevoli: oltre a peggiorare le condizioni di chi soffre di attacchi d’asma, lo smog, che nelle grandi città viene respirato dall’80% della popolazione, danneggia persino i denti e accelera l’invecchiamento della pelle. Inoltre una recente ricerca ha dimostrato come le minuscole particelle inquinanti possano arrivare al cervello e causarne il declino cognitivo e persino modificare il DNA delle persone.

Oggi una ricerca dell’Università di Washington, citata dal quotidiano britannico Guardian, aggiunge a queste nefaste conseguenze anche i disturbi del sonno. La ricerca rivela soprattutto gli effetti a lungo termine dell’inquinamento sul sonno, dopo aver analizzato quasi duemila persone e valutato la loro esposizione all’ossido di azoto, uno dei principali inquinanti dovuti al traffico, e alle polveri ultrasottili e la cosiddetta efficienza del sonno, il rapporto tra le ore passate svegli e dormienti a letto.

Gli agenti atmosferici che disturbano il sonno

Il gruppo con l’esposizione maggiore all’ossido di azoto nell’arco di cinque anni ha dimostrato una probabilità del 60% in più di avere un sonno disturbato, mentre quello con la maggiore esposizione alle PM2,5 ha mostrato un rischio maggiore del 50%.

In particolare si è osservato che l’inquinamento potrebbe irritare naso e gola e causare problemi respiratori che diminuiscono la qualità del sonno. “Questi nuovi risultati indicano la possibilità che i livelli comunemente sperimentati di inquinamento atmosferico non solo influenzano le malattie cardiache e polmonari, ma anche la qualità del sonno”, ha detto Martha Billings, autrice principale dello studio. “Migliorare la qualità dell’aria potrebbe quindi essere un modo per migliorare anche questo aspetto della salute”.

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