Tecnologia indossabile, il primo robot anti-caduta per anziani e disabili

L’esoscheletro con il senso dell’equilibrio aiuta a prevenire le cadute

Sviluppato dall’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa in collaborazione con il Politecnico di Losanna (Epfl), il primo robot indossabile anti-caduta è stato ideato per aiutare anziani e disabili a ritrovare il senso dell’equilibrio dopo uno scivolamento.

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L’esoscheletro è leggero, silenzioso e totalmente personalizzabile in un solo minuto di tempo. Una nuovissima tecnologia che è ora in sperimentazione al centro di riabilitazione ‘Don Carlo Gnocchi’ di Firenze, e in futuro potrebbe aprire la strada ad una nuova generazione di esoscheletri in grado di interagire e cooperare con l’uomo in settori diversi, non solo quello medico.

Leggero e facile da configurare

Il robot è costituito da un’imbragatura elettronica all’altezza delle anche, con bretelle in fibra di carbonio, adattabile alla taglia della persona. Una volta indossata il robot individua le caratteristiche specifiche di andatura e falcata della persona, configurando tutto in meno di 60 secondi, come spiega Silvestro Micera, bioingegnere e neuroscienziato dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna e dell’Epfl. Determinato il modello di riferimento, l’algoritmo è in grado di identificare gli scostamenti rispetto all’andatura normale che predicono una caduta, attivando così i motori che esercitano una pressione sulla parte superiore delle gambe, ripristinando la stabilità della persona. Questo non è il primo esoscheletro introdotto come supporto nella riabilitazione. Ricordiamo infatti Ekso, un sistema robotico che aiuta a camminare i pazienti con ridotta mobilità e Lokomat, il robot di ultima generazione che aiuta i bambini a recuperare la funzionalità delle gambe.

Prevedere il comportamento umano

“Il nostro studio – spiega Nicola Vitiello della Scuola Superiore Sant’Anna – pone le fondamenta per immaginare una nuova generazione di robot leggeri e indossabili, che aumentano le capacità di movimento di utenti con piccole disabilità agli arti inferiori, fornendo loro maggiore forza ed equilibrio”.

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L’idea di base è quella di prevedere la variabilità del comportamento umano. “Siamo fiduciosi che nel prossimo futuro, anche grazie ai risultati di questo studio, si potranno sviluppare nuove soluzioni per far interagire persone e robot come fossero un unico sistema”, conclude il ricercatore Vito Monaco.