La globalizzazione decisionale un fattore abilitante in termini economici e di competitività a patto di preservare identità e valori

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I processi di trasformazione digitale sono in grado di produrre nelle organizzazioni importanti benefici a patto che l’innovazione e il pensiero tecnologico coinvolgano non solo il sistema e il processo ma anche la cultura, l’etica e lo sviluppo aziendale nel suo complesso.  

La molteplicità dei fattori in gioco e lo spostamento del focus verso la multicanalità e la customer experience portano a riflettere sull’opportunità di mettere al centro dello sviluppo organizzativo l’utilizzo intelligente delle regole, facendolo diventare il fattore abilitante in termini di competitività e di risparmio economico.

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In un sistema di compliance evoluto vi sono regole standardizzate che dialogano in modo sincrono con sistemi e processi decisionali legati alle sensibilità etiche e visionarie delle persone, ovvero legati ad una conoscenza approfondita e aggiornata di tutte le community verso cui ci si relaziona e che sempre di più si muovono su scenari liquidi.

“In molti casi la standardizzazione delle regole, o come la definisco io la globalizzazione delle decisioni – ha spiegato Nicola Ruggiero, Vice Presidente di Anitec  – rappresenta una opportunità ed un vantaggio competitivo su cui basare lo sviluppo, anche economico, delle nostre società. Il rischio però è quello di affidare la nostra etica decisionale ad un sistema di dati e algoritmi che l’industria propone, quasi sempre tutti uguali, alla massa delle persone e delle aziende. Come evitarlo? Semplicemente cercando di governare il flusso e la gestione dei dati attraverso un insieme di regole che in parte possono essere standardizzate e in parte continuare a dipendere da visioni, sensibilità e competenze strettamente personali. Questo è l’impegno dell’informatica e delle telecomunicazioni moderne.”

Creare e gestire comunità oggi non implica la fine della soggettività: è l’individuo che entra nelle diverse comunità, con tutto il patrimonio di valori e conoscenze che possiede, per metterlo a disposizione di altri individui, che, a loro volta, gli restituiranno altri valori e altre conoscenze.

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“Lo sviluppo del mercato e delle organizzazioni che vi operano  ha concluso Ruggiero – deve passare necessariamente attraverso un forte uso della compliance in tutte le sue forme: è importante darsi delle regole, rispettarle, ma ancora di più farle diventare cultura diffusa di tutti gli operatori che trattano i dati, conoscendo però i limiti del processo di standardizzazione e sopperendo a questo, attraverso una personalizzazione etica e sostenibile del pensiero digitale, e ancora di più degli algoritmi che governano l’era dei big data e dell’Internet of Things”.