I nuovi mainframe IBM Z tra sicurezza e blockchain

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La crittografia su larga scala, per bloccare le violazioni dei dati, è l’atout col quale si presentano i nuovi mainframe IBM Z, arrivati alla quattordicesima edizione

Il mainframe si rilancia ancora una volta. E lo fa per opera di IBM, che ha annunciato la nuova famiglia dei sistemi IBM Z, la numero 14 per l’esattezza, che fanno della sicurezza il proprio cavallo di battaglia, con una piattaforma che “per la prima volta, consente di crittografare tutti i dati associati a qualsiasi applicazione, servizio cloud o data base, in qualsiasi momento”. È un’ulteriore evoluzione di quel mainframe che da 53 anni, cioè a partire dal mitico System 360 presentato da IBM nella primavera 1964, “è sempre stato in prima linea nell’innovazione e lo sarà anche per altri 53 anni: l’annuncio di oggi riguarda il presente ma anche il futuro, perché il sistema Z si apre sempre più al cloud, al blockchain e al machine learning, ma soprattutto perché tutte le tematiche relative alla sicurezza verranno gestite all’interno del sistema stesso”, come ha ricordato durante l’evento di annuncio a Milano Enrico Cereda, Presidente e Amministratore Delegato di IBM Italia.

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Sicurezza all’interno del sistema

Dotato di un motore di crittografia all’avanguardia, il nuovo IBM Z è infatti in grado di gestire più di 12 miliardi di transazioni crittografate al giorno, ed è stato progettato proprio avendo in mente lo scenario attuale, che vede le violazioni dei dati sempre più diffuse a livello globale. Favorite in qualche modo anche dagli stessi utenti, se è vero che degli oltre 9 miliardi di dati persi o rubati nel 2013, solo il 4 per cento era crittografato: un dato che “rappresenta un evidente rischio di esposizione agli attacchi della criminalità informatica organizzata e di vulnerabilità relative agli abusi di utilizzo delle informazioni sensibili da parte di dipendenti”, come ha sottolineato IBM stessa citando questi dati. Ma il tema della protezione dei dati, e soprattutto della loro crittografia per evitarne qualsiasi violazione, è sempre più all’ordine del giorno anche in relazione alla ormai arcinota scadenza dell’entrata in vigore del GDPR, alla quale manca ormai meno di un anno. Tra le varie prescrizioni del nuovo Regolamento europeo, le aziende avranno l’obbligo di segnalare le violazioni dei dati entro 72 ore, oppure, in caso di mancata tempestività, il dovere di pagare multe fino al 4 per cento dei ricavi annuali, a meno che l’organizzazione non dimostri di aver provveduto alla crittografia dei dati e alla protezione delle chiavi.

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Crittografia in primo piano

L’annuncio del nuovo sistema segna, nelle parole della casa di Armonk, “il più significativo riposizionamento della tecnologia mainframe da più di un decennio, da quando cioè la piattaforma Z ha adottato Linux e il software open source”. Il sistema IBM Z amplia infatti in maniera sostanziale la portata della tecnologia di crittografia, che si estende oggi a tutti i dati, alle reti, ai dispositivi esterni o a intere applicazioni, come il servizio IBM Cloud Blockchain, senza che vengano apportate modifiche al software e senza implicazioni sui livelli di servizio. Il problema è che tuttora la crittografia è in gran parte assente nei data center aziendali e in cloud, in quanto le soluzioni attualmente esistenti in materia di crittografia dei dati negli ambienti x86 compromettono drasticamente le prestazioni, e sono troppo complesse e costose da gestire per la compliance: non è quindi un caso se oggi solo circa il 2 per cento dei dati aziendali è crittografato, a differenza di più dell’80 per cento dei dati dei dispositivi mobili.

Performance senza precedenti

Per superare questi limiti, il nuovo IBM Z “fornisce la possibilità di crittografare tutti i dati associati a un’applicazione, a un servizio cloud o a un database, siano essi in movimento o a riposo, con un solo clic”, spiega l’azienda, sottolineando che “la pratica standard oggi è quella di crittografare una piccola porzione di dati alla volta, e questo richiede un notevole investimento in termini di tempo per selezionare e gestire le singole tipologie di dati da crittografare”. A questo si risponde con “la crittografia di massa su scala cloud, resa possibile da un massiccio aumento delle prestazioni di crittografia, superiore di 7 volte rispetto alla precedente generazione dei mainframe Z13, grazie a un aumento di 4 volte dei chip dedicati agli algoritmi crittografici. Questa tecnologia, spiegano in IBM, è “18 volte più veloce rispetto ai sistemi x86, che oggi si concentrano solo su porzioni limitate di dati, ed è usufruibile a un costo corrispondente al solo cinque per cento delle soluzioni basate su x86”.

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Sei data center per il blockchain

I vantaggi dei nuovi IBM Z si estendono anche ai prezzi di vendita, con modelli innovativi basati sul concetto di container, che offre la possibilità di acquistare software con strutture di costi semplificati: i clienti hanno la possibilità di acquistare micro-servizi o di co-localizzarli, con prezzi comparabili a quelli del public cloud, e potranno usufruire di costi flessibili basati su modelli prevedibili e quindi trasparenti. Per esempio, nel caso di una banca, questa sosterrebbe un costo dei sistemi di pagamento basato sul volume dei pagamenti in corso di elaborazione e non sulla capacità disponibile: è evidente che questo offre una maggiore flessibilità, necessaria per garantire innovazione con un investimento economico non eccessivo, in particolare nel segmento Instant Payment in rapida crescita. Infine, sempre in tema di Finance, i nuovi IBM Z diventeranno anche il cuore dei prossimi data center IBM Cloud Blockchain in corso di realizzazione a Francoforte, Londra, New York, Toronto, San Paolo e Tokyo. “La combinazione della crittografia di IBM Z e di container sicuri differenzia i servizi per blockchain disponibili sul cloud con vantaggi evidenti per l’ecosistema che sta lavorando su questa tecnologia”, ha concluso Marie Wieck, general manager di IBM Blockchain.