Uno studio promettente potrebbe arrivare presto al vaccino per il diabete di tipo 1

Cosa succede all’organismo dei pazienti colpiti da diabete di tipo 1?  Qualcosa di molto simile a quanto accade a chi è allergico: il sistema immunitario impazzisce, reagendo.

Diabete e allergie, le similitudini

Nel caso del diabete l’organismo attacca le cellule beta del pancreas che producono insulina, così pian piano l’ormone diminuisce fino a scomparire, impedendo il corretto controllo del glucosio nel sangue. Il parallelismo tra diabete e allergie è il filo conduttore delle ricerche volte a sviluppare una possibile “immunoterapia” del diabete di tipo 1, per il quale è stato di recente scoperto l’anticorpo che ne predice l’insorgenza. La malattia colpisce oltre 300 mila persone solo nel nostro Paese, eppure è emerso che almeno 1 milione di persone ne sono inconsapevoli.

La ricerca è il seguito di uno studio pilota simile, pubblicato sul New England Journal of Medicine qualche tempo fa, che aveva coinvolto soltanto sei pazienti ma già inaugurava l’uso dell’immunoterapia per il diabete nell’uomo. Le indagini in vitro e in vivo, sugli animali sono servite per testare un concetto analogo a quello dell’immunoterapia per le allergie: si somministra all’organismo la proteina contro cui c’è una risposta esagerata, cercando di abituare il sistema immunitario a sopportarla.

Lo studio

Nel caso del diabete, i ricercatori svedesi dell’Università di Linköping del primo studio pilota hanno scelto la proteina GAD65, la decarbossilasi dell’acido glutammico presente sulle cellule beta pancreatiche, contro cui si formano auto-anticorpi in caso di diabete di tipo 1. Nei linfonodi inguinali di sei volontari con diabete di tipo 1 dai 20 ai 22 anni, che avevano ricevuto la diagnosi da non oltre sei mesi, è stata iniettata una proteina analoga a GAD65 chiamata GAD-alum, a piccole dosi e in tre volte successive. I volontari hanno quindi assunto vitamina D per tutta la durata dello studio, per ridurre la risposta infiammatoria del sistema immunitario. Sei mesi dopo è stato ridotto il livello di emoglobina glicata e la necessità di iniezioni di insulina, suggerendo perciò il mantenimento di una certa quota di produzione di insulina naturale; quattro casi sono stati seguiti fino a quindici mesi e anche in questi soggetti i buoni risultati si sono mantenuti a distanza di tempo. Questa sperimentazione non ha però previsto un gruppo di controllo non trattato con cui confrontare i risultati, limite superato dall’ultima ricerca, condotta su 27 volontari con diabete messi a confronto con pazienti-controllo non sottoposti a immunoterapia.

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