Privacy International: l’Italia è ancora insolvente

Il nostro Paese, insieme ad altri 20, non rispetta gli standard dettati dall’Unione Europea in merito alla conservazione dei dati personali

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Privacy International, l’organizzazione britannica che difende i diritti dei cittadini digitali, ha recentemente inviato un monito all’Unione Europea, spiegando come 21 dei suoi peae non rispettano le norme sul mantenimento dei dati personali. Si tratta di Italia, Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Ungheria, Irlanda, Lussemburgo, Olanda, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e lo stesso Regno Unito. Stando alle informazioni ottenute dalla no-profit, governi e agenzie di questi paesi continuano a gestire in maniera poco appropriata la storia digitale dei navigatori, mettendo in atto una forma intrusiva di monitoraggio che non può più andare avanti.

Cosa succede

Tomaso Falchetta, Head of Policy di Privacy International, ha spiegato: “La conservazione indiscriminata e nascosta dei dati degli utenti, tra cui quelli sulle persone con cui interagiamo, i siti visitati e gli indirizzi IP delle macchine, può divenire più intrusiva di quanto si pensi e necessita di forme di regolamentazione più restrittive per prevenire gli abusi”. Privacy International, già all’opera contro i famosi Five Eyes, i cinque paesi uniti dal lavoro di NSA e agenzie correlate, ha invitato gli stati interessati a rivedere le norme interne, allineandole agli standard dell’Unione Europea sulla data retention.

“I metadati che ci portiamo dietro non sono meno impotanti del contenuto delle comunicazioni – ha proseguito Falchetta – è chiaro che ciò che avviene oggi nel continente viola i diritti fondamentali dell’uomo. Del resto la stessa UE ha definito la conservazione di tali contenuti non giustificata, nemmeno nel caso della lotta alla criminalità. Per accelerare le tempistiche, l’organizzazione ha chiesto alle telco che operano localmente di supportare il cambio di passo, visto il ruolo determinante nella fornitura dei servizi digitali sia agli utenti finali che agli spioni.

Leggi anche:  Apple potrebbe bloccare la vendita degli iPhone 12 in Francia