L’Airc fa chiarezza: l’eccessivo consumo può essere dannoso ma solo in caso di insaccati, salumi e carni in scatola

La questione se la carne rossa sia o meno dannosa alla salute è da tempo oggetto di discussione, tanto più che alla luce di un recente studio è stata confermata la correlazione tra il suo consumo e un aumento medio della mortalità del 26%.

Sono numerosi gli studi che mettono in luce i rischi insiti nel consumo eccessivo di carne e le sue ripercussioni negative sull’organismo: un’altra recente ricerca ha messo in luce come la sua produzione gravi sull’ambiente molto più di quella di pollame, suini, uova e latticini.

Il rischio riguarda le carni rosse lavorate

Ma quanto fa male veramente alla salute? A rispondere è l’Airc, l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro, che in una nota spiega come l’eccessivo consumo di carne rossa può fare male, ma solo nel caso di insaccati, i salumi e la carne in scatola. “Un consumo eccessivo di carni rosse, soprattutto di carni rosse lavorate (salumi, insaccati e carne in scatola), che aumenta il rischio di sviluppare alcuni tumori”, ha reso noto l’Airc.
I prodotti confezionati di carne rossa e insaccati sarebbero dannosi per la salute quanto fumo e alcol e potrebbero rientrare nelle sostanze cancerogene definite dall’OMS.

Come si legge sul sito dell’associazione, “tra i tumori il rischio aumenta soprattutto per quelli dell’apparato gastro-intestinale, come il cancro al colon-retto e allo stomaco, ma anche per alcuni tumori “ormone-dipendenti” come quello al seno, alla prostata e all’endometrio”.

Conservazione e modalità di cottura

L’Airc fa anche un focus sulla caratteristiche specifiche delle proteine: “Quelle animali sono costituite dalle stesse molecole chimiche di quelle vegetali, gli amminoacidi. A far male, nel caso di consumo eccessivo, è il modo in cui interagiscono con l’organismo: ad esempio la conservazione, nel caso delle carni lavorate, o le modalità di cottura, che modificano le molecole presenti rendendole potenzialmente dannose per la salute”. E ancora: “Nel processo si formano anche sostanze, come le ammine eterocicliche, potenzialmente tossiche e cancerogene”.

Cancro al colon e rischi effettivi

Un’indagine condotta nel 2011 dal World Cancer Research Fund ha stimato che un consumo elevato di carni rosse lavorate aumenta del 17% il rischio individuale di ammalarsi di cancro del colon. Ci si riferisce però a un rischio relativo, da rapportare al rischio assoluto del singolo individuo. Se una persona con abitudini di vita salutari non ha familiarità per il cancro del colon e per il cancro in generale, ma è consumatrice frequente di salumi, il suo rischio di ammalarsi aumenta del 17%, ma il suo rischio è comunque molto basso per i motivi precedentemente spiegati. Quindi in termini assoluti quella persona non vedrà aumentato in modo significativo  il rischio di ammalarsi di cancro al colon.

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