Il premio assegnato agli scopritori dei meccanismi molecolari che regolano il ritmo sonno-veglia e le funzioni fisiologiche

Il Nobel per la Medicina quest’anno è stato assegnato a tre scienziati statunitensi, Jeffrey Hall, Michael Rosbash e Michael Young, che hanno identificato i meccanismi molecolari alla base dei ritmi circadiani, a cui si deve la sincronizzazione di numerosi aspetti della nostra vita. Gli studiosi hanno assegnato ai tre geni che codificano la formazione delle proteine che compongono l’orologio biologico i nomi di Period, timeless e doubletime.

Come funziona l’orologio biologico

Un orologio biologico è costituito da un gruppo di neuroni con specifiche caratteristiche regolate da questi geni e dalle loro iterazioni reciproche. Nel nostro organismo esiste quindi una periodicità che ha origine al suo interno, che ha una durata simile a quella del ciclo giorno-notte, quindi di circa 24 ore. E’ possibile tuttavia che circuiti vengano influenzati dall’ambiente e hanno il compito di mantenere l’oscillatore fasato con il ritmo circadiano. Una ricerca ha dimostrato per esempio che il lavoro notturno mette in crisi il nostro orologio biologico provocando nel lungo termine anche malattie molto gravi, così come l’uso eccessivo dei dispositivi multimediali quali smartphone e tablet rischia di alterare il naturale ritmo sonno-veglia. L’indagine sui meccanismi molecolari su cui si basa un orologio biologico si è avvalsa di studi su forme viventi semplici come il moscerino, che hanno prodotto dati utili poi allo studio dell’orologio del topo per poi arrivare a quello ancora più complesso dell’uomo.

Né troppo, né poco

Questo tipo di ricerche ha avuto delle ripercussioni importanti in ambito medico, in quanto il mancato rispetto dei ritmi aumenti la probabilità che si sviluppino diverse malattie. Anche le piante si ammalano, per esempio, come dimostrato da un esperimento recente eseguito sulla “arabetta comune”, le cui dimensioni si dimezzano sia quando viene tenuta in un ciclo luce-buio di 20 oppure di 28 ore. La regola del “né troppo, né poco” che si applica in biologia vale quindi anche per la salute umana, che è influenzata dalle incongruenze temporali tra l’ambiente esterno e l’orologio interno. Del resto, in quasi tutte le cellule del nostro organismo è presente un orologio biologico e il 43% dei nostri geni varia la propria efficienza nell’arco delle 24 ore. Il fattore fondamentale è che il ritmo circadiano sia sincrono nelle varie cellule, altrimenti una disfunzione in questo senso potrebbe avere conseguenze negative per il nostro benessere.

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