Consorzio CBI, presente e futuro dei pagamenti digitali

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Liliana Fratini Passi, direttore generale: «L’obiettivo è di supportare la trasformazione digitale del Paese, spingendo verso la digitalizzazione dei servizi. Il digitale è il futuro»

Il Consorzio CBI, nato nel maggio del 2008 per volontà dell’ABI, è un soggetto cardine per lo sviluppo dei servizi digitali con finalità finanziarie nel nostro Paese. Da quasi un decennio, serve più di 480 istituti, l’86 per cento dell’industria bancaria italiana e il cento per cento del corporate banking, oltre a Poste Italiane e CartaLis, che appoggiandosi all’infrastruttura condivisa permettono a più di un milione di imprese e alle pubbliche amministrazioni di accedere a servizi transazionali efficientiLe attività di CBI sono davvero tante e sempre in evoluzione. «Quello che facciamo – spiega a Data Manager Liliana Fratini Passi, direttore generale del Consorzio è sviluppare progetti di trasformazione strategica nel mondo dei pagamenti e della gestione documentale. Il nostro lavoro non è solo quello di pensare e ideare ma anche di fornire le infrastrutture di accesso. Sono quest’ultime che consentono ai consorziati di comunicare in via telematica con la clientela sia a livello nazionale che internazionale per l’erogazione dei diversi servizi. Storicamente il Consorzio è conosciuto per lo sviluppo della rete di corporate banking che abilita la gestione di incassi, pagamenti e rendicontazioni, da una banca capofila a tutte quelle presso cui un’azienda ha un conto corrente».

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Innovare il contesto finanziario del Paese

L’obiettivo è di supportare la trasformazione digitale del Paese spingendo verso la digitalizzazione dei servizi. Questo porta, e lo farà ancora di più in futuro, una concreta ottimizzazione delle risorse a disposizione. Come spiega Liliana Fratini Passi – «un conto è avere tante strade statali parallele, che portano verso un’unica destinazione, e un altro poter contare su un’autostrada unica, capace di ridurre l’onere di manutenzione con una ripartizione dei costi tra i provider che gestiscono il traffico». Il Consorzio CBI sviluppa servizi basati su standard condivisi, sui quali ogni consorziato può creare servizi in concorrenza. Da anni, il Consorzio CBI collabora anche con l’Agenzia per l’Italia Digitale, per esempio per il lancio di pagoPA, il sistema di pagamenti elettronici realizzato per rendere più semplice per i cittadini il pagamento verso la pubblica amministrazione, attraverso qualsiasi Prestatore di Servizi di Pagamento aderente (PSP). E tra i progetti sviluppati dal Consorzio, CBILL è quello che mette in pratica le linee guida di pagoPA, semplificando i pagamenti online degli avvisi di pagamento e di conseguenza la comunicazione tra enti, aziende e cittadini. «CBILL consente di consultare e pagare online bollettini, multe, ticket sanitari, cartelle esattoriali e tanto altro. In pratica, stiamo parlando del sistema che realizza il cosiddetto Modello 3 dell’AgID. In piena operatività dal 2015, 443 banche offrono il CBILL abilitando il pagamento online di oltre 150 fatturatori privati e 8.900 pubbliche amministrazioni, tra scuole, comuni e ASL e altri enti».

Riduzione del contante in circolazione

Una conseguenza indiretta, ma voluta, di CBILL è la riduzione della circolazione del contante e di tutto ciò che ne deriva: costi di produzione, manutenzione, lotta alle frodi, alla produzione di falso. Il digitale è il futuro, lo sanno le banche che hanno colto sin da subito l’invito del Consorzio CBI ad aderire a CBILL per il pagamento online dei bollettini e avvisi di pagamento. Il bello è che CBILL non solo consente di risparmiare tempo evitando lunghe code agli sportelli ma contribuisce a risolvere un problema ancora presente nel panorama nazionale, quello delle frodi tramite la cosiddetta stornabilità. «Capita ancora che una persona paghi un bollettino e poi richieda lo storno dal conto» – spiega Liliana Fratini Passi. «A quel punto il debito, formalmente, viene sanato ma in realtà non c’è nessun riscontro economico per l’azienda o la PA creditrice. Con CBILL invece il creditore ha la certezza immediata dell’avvenuto incasso. Lato utente debitore, stiamo sviluppando varie funzionalità, tra le quali l’utilizzo del codice fiscale per verificare tramite internet banking le proprie pendenze in essere: insomma non consideriamo CBILL solo un mezzo per pagare online ma un informatore della propria situazione finanziaria debitrice a 360 gradi».

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Serve maggiore omogeneità dell’offerta

Il successo è nelle cifre: sono in tutto 15.780 le PA già aderenti a pagoPA (di cui 8.900 su CBILL), 2.141.412 le operazioni portate a termine, oltre 300.000 con il solo CBILL dall’inizio del 2017. Ma per raggiungere la perfezione, occorre armonizzare i livelli di adesione, non solo da parte degli intermediari ma anche delle PA. «Se risiedo a Roma – spiega Liliana Fratini Passi – devo poter pagare ad esempio la TARI della casa di Roma e di quella della casa al mare nella stessa modalità, così come di altri servizi. Ma non solo: serve lavorare sulla divulgazione del digitale anche tra i cittadini e su questo siamo attivi anche attraverso altri partner. Per esempio con Feduf, la Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio, abbiamo promosso lo scorso anno il progetto “Pay 2.0 il denaro del futuro”. Inoltre, stiamo portando avanti una specifica campagna di comunicazione, che intende sensibilizzare i cittadini sull’utilizzo dei pagamenti digitali. Le diverse iniziative vedono affiancare a eventi sul territorio una comunicazione trasversale tramite sito e canali social, rafforzata dalle iniziative che le singole banche stanno realizzando a supporto della comprensione del servizio CBILL».

Semplicità di accesso e focus sulla sicurezza

Cosa c’è nel futuro del Consorzio CBI in termini di nuovi strumenti? «Stiamo lavorando con AgID per abilitare le amministrazioni più lungimiranti all’avviso digitale» – risponde Liliana Fratini Passi. «Questo permetterà, in accordo con gli istituti finanziari, di inviare all’account del cliente messaggi specifici circa un debito in scadenza, da poter solvere in pochi passi. La strada è quella dell’ampliamento delle possibilità tenendo ben in mente la semplicità dell’accesso e delle operazioni». Questo – però – pone un’attenzione particolare alla sicurezza digitale, ragione per cui il Consorzio ha rafforzato, e continuerà a farlo, i livelli di protezione di sua competenza. Il CBILL è un servizio sicuro perché offerto dalle banche attraverso i propri canali online e fisici, che garantiscono il massimo della sicurezza attraverso l’utilizzo di vari codici (codice utente, password e PIN dispositivo) e protocolli di sicurezza informatica. A ciò si aggiunga che le disposizioni di pagamento derivanti dall’utilizzo di CBILL, transitano nella rete CBI, rete chiusa e dedicata, gestita dal Consorzio CBI, seguendo stringenti protocolli di sicurezza. Una rete che connette oltre 460 istituti finanziari, che offrono servizi di incasso, pagamento e informativi a oltre un milione di imprese, e in cui circolano ogni anno oltre cinque miliardi di transazioni.

Il cambiamento anche nella PA

Il servizio CBILL rappresenta un contributo importante per la digitalizzazione e l’efficientamento della PA. Il primo passo per abilitarsi al servizio CBILL, da parte di una pubblica amministrazione, è aderire alla piattaforma PagoPA, come obbligo di legge. «Seguendo le linee guida fornite dall’Agenzia per l’Italia Digitale si effettua un percorso di adeguamento organico e funzionale, che giunge poi alla scelta dei servizi che il cittadino può pagare online e tramite quali canali. Vista la quasi complementarità delle piattaforme, arrivare dalla compliance di PagoPA a CBILL è naturale e conveniente» – conclude Liliana Fratini Passi. Dietro i numeri forniti dal direttore del Consorzio CBI, c’è un presente chiaro e un futuro ancora più roseo. I dati dimostrano come quello di CBI sia stato il canale più utilizzato dalle aziende italiane nei movimenti di pagamento e incasso nel 2016, tale da rappresentare il 50 per cento di tutte le operazioni automatizzate via web. Considerando che le abitudini dei consumatori stanno migrando sempre più verso il digitale, le soluzioni del Consorzio si candidano a diventare le preferite dagli italiani nei prossimi anni.

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