Perché i file di Google Docs sono diventati inaccessibili?

google docs

I file presenti su Google Docs sono diventati inaccessibili per diverse ore a causa di un errore del sistema di controllo per i malware

Google Docs è una piattaforma che consente di salvare nel cloud i propri documenti e di lavorarci in ogni momento anche con il contributo di altre persone. Il servizio è uno dei più apprezzati tra quelli offerti da Big G ma a volte anche il colosso di Mountain View sbaglia. Ieri diversi utenti hanno cercato di accedere ai file e si sono visti comparire il seguente messaggio: “Il documento è stato contrassegnato come inappropriato e non può più essere condiviso”. In sostanza Google ha riconosciuto diverse migliaia di contenuti come malware frenando così le attività non solo dei semplici utenti ma anche di ricercatori e professionisti.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

A quanto pare il problema nasce da un errore di programmazione nell’ultimo aggiornamento del sistema di controllo di Google Docs. Il problema è stato comunque risolto in breve tempo da Big G, che in questi giorni ha ricevuto critiche piuttosto accese per la sua rappresentazione degli hamburger. “Proteggere gli utenti dai virus, dai malware e da altri contenuti malevoli è centrale per la sicurezza degli utenti. – ha scritto una community manager dei forum di assistenza per questo servizio – Abbiamo messo in pratica ulteriori processi al fine di evitare che situazioni di questo tipo possano avvenire di nuovo”. Google non dichiara formalmente di avere la possibilità di accedere ai file salvati nel cloud ma è anche vero che si riserva il diritto di analizzarli per individuare eventuali minacce informatiche. Nei fatti molte delle informazioni tratte dai documenti vengono poi utilizzate a scopo pubblicitario.

Leggi anche:  WPC 2023: la più importante conferenza italiana sulle tecnologie Microsoft va in scena dal 28 al 30 novembre

“Il caso dimostra che Google usa il machine learning avanzato e altre soluzioni basate sull’intelligenza artificiale per esaminare grandi quantità di dati in tempo reale. – ha commentato Dana Gardner, esperto di cloud, sul New York Times – È chiaro che l’azienda voglia imporre le proprie condizioni sui contenuti che si possono condividere e che debba automatizzare il processo per renderlo scalabile. È evidente inoltre che ci possono essere degli errori sui contenuti da contrassegnare, con gravi conseguenze”.