Dal modo in cui parliamo si può capire quanto siamo stressati

Dimmi come parli e ti dirò quanto sei stressato. Questo è quanto sostengono i ricercatori della Carnegie Mellon University, che sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences spiegano come le parole che utilizziamo variano in base al nostro livello di stress, condizione che può mettere a rischio di infarto e ictus: più è elevato più tendiamo a usare avverbi e parlare meno, inoltre attiviamo il nostro sistema immunitario.

Più avverbi, pronomi e aggettivi

Lo studio ha analizzato le conversazioni di 143 adulti per due giorni studiandone il linguaggio e le parole più frequenti, tenendo conto delle esperienze vissute nel momento in cui parlavano. Ne è emerso che parole ‘funzionali’ come i pronomi e gli aggettivi, che non hanno un significato specifico di per sé ma servono per chiarire meglio ciò di cui si parla, vengono inserite maggiormente nei nostri discorsi subito dopo aver vissuto un’esperienza stressante. Inoltre le persone più stressate tendono a parlare meno e utilizzare di più gli avverbi come ‘veramente’ e ‘incredibilmente’, che secondo i ricercatori sono degli ‘intensificatori di emozioni’.

Dimentichiamo il mondo esterno

Ecco perché utilizziamo spesso questi avverbi quando proviamo emozioni molto positive o molto negative. Lo stress ci porta a omettere spesso la terza persona plurale (loro), perché nei momenti in cui siamo in difficoltà tendiamo a concentrarci più su noi stessi, trascurando gli altri.

Gli scienziati hanno anche individuato alcuni cambiamenti nell’espressione genetica in condizioni di tensione: dalle analisi dei globuli bianchi di 50 geni conosciuti per essere influenzati dalle situazioni complicate, ne è emerso che l’uso di parole ‘funzionali’ è in grado di predire gli effetti sull’espressione genetica e rivelare se siamo stressati.

Una scoperta che potrebbe in futuro aprire la strada all’identificazione dei rischi di sviluppo di malattie legate allo stress.

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