Il test è in grado di scoprire le alterazioni genetiche che sono alla base dello sviluppo dei tumori

L’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) ha approntato delle nanoparticelle per combattere il cancro

Sono minuscole navette capaci di diventare amiche del sistema immunitario, le nanoparticelle progettate per viaggiare nel corpo umano, riconoscere le cellule di diverse forme di tumore e ucciderle, somministrando loro un farmaco. A progettarle è stato l’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) di Genova, grazie a un finanziamento del Consiglio Europeo della Ricerca (Erc).

La loro realizzazione è stata possibile grazie al gruppo interdisciplinare coordinato da Paolo Decuzzi, direttore del Laboratorio di Nanomedicina di Precisione dell’Iit, e del quale fa parte il ricercatore Roberto Palomba.

Lo studio è stato condotto nell’ambito del progetto europeo Potent, diretto da Decuzzi allo scopo di utilizzare le nanoparticelle per la diagnosi precoce e la terapia del più aggressivo tumore del cervello, il glioblastoma multiforme.

E’ recentissima la scoperta da parte dell’italiano Antonio Iavarone del ‘generatore di energia’ dei tumori, una sorta di motore molecolare che li alimenta e da cui dipendono per avere una continua ricarica. In precedenza un altro studio italiano aveva individuato il meccanismo biologico che svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo incontrollato dei tumori, scoprendo l’interruttore che può arrestarne la crescita.

Verso una generazione di farmaci intelligenti

L’obiettivo finale è quello di arrivare a sviluppare una serie di farmaci intelligenti, in grado di curare i tessuti malati senza danneggiare quelli sani.

Ancora in fase di test su varie forme di tumore, le nano-navette combinano chemioterapia e immunoterapia, progettate per combattere i tumori con i farmaci e nello stesso tempo rafforzare le difese immunitarie per arrivare a sconfiggerli. L’idea è stata quella di creare le nanoparticelle in modo che assumessero consistenze diverse, potendo sia diventare soffici come cellule del sangue oppure dure come porzioni di osso. Nel primo caso le mini-navette si rendono in grado di sfuggire agli attacchi del sistema immunitario, che altrimenti le identificherebbe come nemiche, annientandole. Grazie a questo processo di mimetizzazione possono portare a destinazione il farmaco che trasportano. Le particelle rigide vengono invece immediatamente riconosciute dalle cellule immunitarie che distruggono i nemici, diventano cavalli di Troia che portano farmaci direttamente all’interno dei macrofagi, potenziandoli e trasformandoli in nuove armi da utilizzare contro i tumori.

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