Diabete, perdere peso aiuta a sconfiggerlo

Sviluppata una terapia non farmacologica che rigenera la mucosa intestinale con il calore

Si può curare il diabete usando solo il calore? Questa rivoluzionaria terapia potrebbe diventare presto realtà grazie a una sperimentazione in corso presso la Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma l: l’idea è quella di usare il calore per rigenerare una mucosa intestinale ‘sana’ agendo sul duodeno, sede di rilascio di ormoni che hanno un ruolo determinante nello sviluppo del diabete.

Una tecnica sicura ed efficace

La tecnica viene eseguita in endoscopia mini-invasiva sotto sedazione e si avvale di un’apparecchiatura e un catetere che applicano calore alla mucosa del duodeno per brevissimo tempo. Già testata su numerosi pazienti in un primo ciclo, la terapia si è rivelata sicura e potenzialmente efficace. «I nuovi test clinici, denominati Revita 2, in corso (al momento sono stati arruolati 11 pazienti), serviranno a convalidare l’efficacia anti-diabete dell’innovativo trattamento», spiega Guido Costamagna, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Endoscopia Digestiva Chirurgica del Gemelli e direttore dell’Istituto di Clinica chirurgica generale e Terapia Chirurgica all’Università Cattolica.

«Ci auguriamo risultati definitivi degli studi attualmente in corso entro un paio di anni», aggiunge Geltrude Mingrone, Direttore dell’Unità Operativa Complessa Patologie dell’obesità del Gemelli e docente di Medicina interna e geriatria all’Università Cattolica.

Ringiovanire la mucosa

Il ringiovanimento della mucosa duodenale (DMR) avviene tramite l’introduzione trans-orale di un catetere a palloncino che fornisce una dose controllata di energia termica sulla superficie della mucosa. Una procedura che dura meno di un’ora e consente la dimissione del paziente già il giorno successivo all’intervento. La DMR è in grado di normalizzare in maniera duratura i vari ormoni rilasciati dalla mucosa intestinale coinvolti nell’insulino-resistenza e nel meccanismo di controllo glicemico.

«La terapia – sottolinea la prof.ssa Mingrone – è risultata ben tollerata e priva di rischi, con significativi miglioramenti di parametri tra cui glicemia, emoglobina glicata e enzimi epatici nella maggior parte dei pazienti». La fase di sperimentazione attualmente in corso consiste in un trial multicentrico (Revita-2) che vede protagonista, con il maggior numero di pazienti attualmente arruolati, l’Università Cattolica e la Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma, insieme a più di dieci altri centri ospedalieri europei ed extraeuropei di eccellenza in Belgio, Inghilterra, Irlanda, Germania, Brasile e Italia.

Nella seconda parte dell’anno avrà inizio un’analoga sperimentazione negli USA, durante la quale il trattamento sarà messo a confronto con una terapia placebo per verificarne l’efficacia. Lo studio recluta pazienti volontari di età tra 28 e 74 anni, affetti da diabete di tipo 2, in terapia con farmaci antidiabetici orali ma non ancora sottoposti a terapia con insulina, con valori di emoglobina glicata (HbA1c) tra 7,5 e 10%. «La fase sperimentale dello Studio Revita-2 si concluderà nell’arco di circa 2 anni – conclude il professor Costamagna – se i risultati si confermeranno positivi questo innovativo trattamento potrà essere esteso a tutti i pazienti affetti da diabete che non riescono a tenere sotto controllo la terapia con i farmaci, cioè circa la metà del totale».

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