Intel deve affrontare 32 cause legali per Spectre e Meltdown

La multinazionale si trova nel mezzo di un doppio fuoco burocratico: da una parte i consumatori, che si sentono traditi dalla chipmaker, dall’altra gli azionisti, che puntano il dito contro il board

Non deve essere facile lavorare in Intel negli ultimi tempi. I motivi li conosciamo e sono la conseguenza di un duplice incubo che risponde al nome di Spectre e Meltdown. Le vulnerabilità insite nell’hardware della principale chipmaker al mondo e nei processori della concorrenza, hanno causato più danni del previsto. Paradossalmente ancora nessuno ha sfruttato le tre falle che ricadono nei due calderoni ma associazioni di consumatori e investitori si sono già fatti sentire, portando all’attenzione della compagnia ben 32 cause legali. Tante sono quelle che la Securities and Exchange Commission (SEC) ha rilevato in seno a Intel: 30 riguardano i clienti di prodotti dotati di chip del gruppo mentre 2 sono state avanzate dagli azionisti, e riguardano il comportamento del board di amministrazione.

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Cosa succede

Soprattutto quest’ultimo aspetto è quello che apre a scenari complicati per il futuro di Intel. Stando alle due cause in ambito security si legge nel documento della SEC che Intel ha violato alcune leggi facendo dichiarazioni su controlli interni che si sono rivelati falsi o fuorvianti circa la divulgazione delle conosciute vulnerabilità. A tali premesse ha fatto eco un trio di azionisti che punta il dito contro la mancanza di trasparenza del board dell’azienda.

Il riferimento va soprattutto alle attività del CEO Brian Krzanich, che poco prima della diffusione di Spectre e Meltdown aveva venduto le proprie azioni, tenendo per sé il minimo richiesto dalle policy del gruppo. Cosa succederà? Difficile dirlo anche perché questioni del genere non si risolvono certo in un paio di mesi. Nonostante dagli USA si inviti alla calma, attualmente non vi è soluzione certa alle vulnerabilità dei processori, anzi all’orizzonte c’è un ripensamento della catena produttiva che potrebbe causare ben più danni economici di quelli vissuti sinora dal gigante americano.

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