Dati shock rivelano alti valori di metalli pesanti nel suolo salentino

E’ allarmante il quadro che emerge dal progetto «Geneo», sui sistemi di valutazione delle correlazioni tra genotossicità dei suoli e neoplasie in aree a rischio, promosso dalla Lilt di Lecce, in collaborazione con l’Università del Salento, la Provincia e l’ufficio di prevenzione della Asl di Lecce. Lo studio rivela la presenza di metalli pesanti in ben 30 dei 32 Comuni analizzati; i dati sono stati presentati ieri mattina a palazzo Adorno, dal responsabile scientifico del progetto, Giuseppe Serravezza, dalla dottoressa Marianna Burlando presidente della Lilt, dal responsabile chimico Antonio Giangreco, dal ricercatore della facoltà di ingegneria Antonio Calisi, dall’ingegnere Francesco Pettinato, responsabile del Dss, il decision support sistem, che elabora i dati a livello informatico, dal direttore dell’ufficio di prevenzione della Asl Gianni De Filippis e dal presidente della Provincia Antonio Gabellone.

I salentini si ammalavano sempre di più

«La salute è un diritto fondamentale – ha commentato Gabellone – e, per il bene delle nostre popolazioni, sono convinto dell’utilità del lavoro svolto e di quello che sarà sviluppato».
«Ci siamo dotati di una squadra di professionisti per studiare queste emergenze e valutare i possibili interventi – ha aggiunto De Filippis – a breve partiranno anche i campionamenti delle falde acquifere».
«Quando abbiamo notato che i salentini si ammalavano sempre di più, – ha rilanciato Marianna Burlando – abbiamo capito che qualcosa non andava. Ci hanno accusato di procurare allarme, ma i dati confermano che avevamo ragione. Per questo è nato il centro Ilma di Gallipoli. Ci sarà un’appendice di Geneo in quei comuni che vorranno valutare la salute del proprio territorio, come ha fatto Ugento. Investire in questo progetto significa investire in salute».

Elevata presenza di contaminanti

La ricerca ha analizzato la terra di 32 suoli nelle caratteristiche pedologiche fondamentali, eseguendo anche analisi di genotossicità, test del micronucleo e le valutazioni della mortalità o riproduttività sugli organismi sentinella. La valutazione della biodisponibilità nel suolo dei contaminanti, sottolinea il comitato scientifico del progetto, non ha evidenziato una correlazione diretta tra presenza di contaminanti e incidenza attuale dei tumori.

Si è però riscontrato in quasi tutte le 9 Aree, e a prescindere dallo stato epidemiologico di ognuna, una significativa presenza di contaminanti, quali l’Arsenico, il Berillio e, in misura minore, il Vanadio, inaspettata per aree verdi. Per l’Arsenico, la ricerca di pesticidi in tutte le 9 aree verdi è risultata negativa, escludendo così una delle possibili cause. Pur rivelando valori ampiamente nei limiti di legge, l’analisi sembra svelare possibili sorgenti di contaminazione: test di biotossicità, in particolare di genotossicità, hanno svelato una possibile correlazione tra inquinamento dei suoli e stato epidemiologico dei cittadini. Va comunque considerato che l’incidenza di tumori riscontrata oggi si riferisce a contaminanti presenti da 10 a 40 anni fa, mentre lo stato attuale di contaminazione fa temere un aumento dell’incidenza di patologie tumorali nel prossimo futuro.

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