Ecco come gli stati emotivi attivano due aree del cervello nei giovani

L’amore non solo influenza i nostri comportamenti e può farci ingrassare fino a 4 Kg, ma lascia una traccia nel nostro cervello, rendendolo più attivo. I ragazzi reagiscono alle emozioni forti, come l’amore o l’odio, in modo diverso rispetto agli adulti, con una risposta a livello cerebrale più accentuata. Del resto, secondo uno studio dell’Università di Birmingham, l’amore influenzerebbe il comportamento allo stesso modo delle bevande alcoliche, causano uno stato di ebbrezza (il cosiddetto “effetto drink” dell’ossitocina). In particolare ciò che accade all’interno del cervello dei giovani è stato oggetto di uno studio dell’IRCCS Medea, in collaborazione con il Polo di Bosisio Parini dello stesso Istituto, con la Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico e con la Università degli Studi di Milano, pubblicato su Brain and Cognition.

La ricerca ha preso in esame un gruppo di adolescenti di tra i 14 e i 19 anni dei età a cui è stato chiesto di svolgere due compiti: leggere mentalmente un verbo che descrive un’emozione o leggerne uno che descrive un’azione. Si trattava in entrambi i casi di immaginare se stessi nella situazione corrispondente. Tramite risonanza magnetica (attraverso la quale è anche possibile “misurare l’amore”) è emerso che immaginare verbi descrittivi di situazioni emotive, come amare oppure odiare una persona cara, determinava un aumento dell’attività di due aree specifiche del cervello. Il gruppo di controllo di adulti risultava invece interessato dal fenomeno in forma ridotta.

Leggi anche:  Regole d'oro per prolungare la vita: come aggiungere fino a 24 anni al tuo percorso di vita

Non basta pensare all’amore

La responsabile del progetto Barbara Tomasino spiega che le zone che si ‘accendono’ corrispondono alle aree in cui “viene codificata la consapevolezza emotiva legata alle parti del nostro corpo, come quando aumenta la sudorazione per uno stato d’ansia o accelera il battito cardiaco per la paura”. Un aumento che però non si verifica per i verbi che richiamano azioni, come afferrare o scrivere, o nell’immaginare un’azione di tipo cognitivo, come individuare una lettera specifica all’interno del verbo. “Non basta quindi pensare al verbo amare – afferma Tomasino – perché si attivino le aree cerebrali coinvolte nella decodifica di questa esperienza emotiva, ma occorre immaginare anche le sensazioni corrispondenti all’amore”.

Lo studio, conclude Paolo Brambilla, dell’Università degli Studi di Milano, “apre la strada verso l’approfondimento di quelle situazioni emotive che spesso si riscontrano in psicopatologia in ragazzi ed adulti sofferenti di ansia, fobie o depressione”.