Nel 2020 si stima che gli smartphone saranno il prodotto più inquinante a causa del mancato riciclo e delle emissioni di gas serra durante il ciclo produttivo

Secondo le analisi di IDC nel 2017 sono stati venduti 1,5 miliardi di smartphone, in leggero calo per la prima volta della storia per quanto riguarda gli ultimi 3 mesi dell’anno. I telefoni intelligenti sono forse lo strumento più diffuso al mondo ma in futuro potrebbero rivelarsi un serio problema per l’ambiente. Due ricercatori dell’Università McMaster affermano che gli smartphone saranno il dispositivo più inquinante entro i prossimi 2 anni. Il problema non è tanto nell’oggetto in sé, che consuma una quantità di energia piuttosto bassa, quanto nel ciclo produttivo e nell’alimentazione dei data center.

“Per ogni messaggio di testo, ogni telefonata, ogni video c’è un data center che consuma molta energia e continua a essere alimentato da elettricità generata dai combustibili fossili. – ha spiegato il ricercatore Lotfi Belkhir – L’industria tecnologica entro il 2040 sarà responsabile del 14% dei gas serra totali”. Lo studio evidenzia come l’85% dei gas serra legato agli smartphone proviene dalla fase di produzione ma fortunatamente molte grandi aziende come Google, Microsoft, Facebook e Apple si stanno impegnando per alimentare i propri sistemi al 100% con energie rinnovabili. Gli scienziati inoltre sottolineano che anche l’estrazione di metalli rari necessari alla produzione di chip e componenti come il cobalto, di cui l’azienda di Cupertino sta facendo ingenti scorte, contribuisce alla crescita dell’inquinamento e lo stesso vale per il cosiddetto fenomeno dell’absolescenza programmata. Il ciclo di vita ridotto degli smartphone unito a piani tariffari sempre più favorevoli provoca un ricambio molto più rapido dei vecchi modelli e un’aumento dei cosiddetti RAEE o rifiuti elettronici.

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