La combinazione di immunoterapia e chemioterapia è una delle ultime frontiere nella lotta contro il cancro al polmone

L’immunoterapia oggi offre nuove prospettive incoraggianti nella cura del cancro al polmone, di cui è stato recentemente individuato il meccanismo di crescita: la nuova cura può migliorare anche del 51% la sopravvivenza dei malati rispetto alla sola chemioterapia, indipendentemente dall’espressione di PD-L1, come conferma lo studio di fase III KEYNOTE-189 presentati oggi al congresso annuale dell’American Association for Cancer Research (AACR), in corso a Chicago fino al 18 aprile.  Il tumore al polmone è spesso definito il “big Killer” per il numero di malati colpiti ogni anno, circa 41mila solo in Italia.

Sfruttata la reazione immunitaria

L’idea alla base dell’immunoterapia è quella di sfruttare l’innata capacità del sistema immunitario nel individuare la minaccia rappresentata dai tumori.

Normalmente questa risposta immunitaria si esaurisce nel tempo, ma è possibile mantenerla sempre attiva grazie all’utilizzo di farmaci a base di anticorpi somministrati dall’esterno. Questo sistema è stato sperimentato per la prima volta sul melanoma, considerato uno dei tumori più aggressivi, spesso fatale quando si diffondono le metastasi. Dal 2010 ad oggi, dopo una serie di test, questo approccio terapeutico è stato approvato anche per il tumore al polmone, che ora può essere diagnosticato con un semplice esame del sangue

Tuttavia non è una novità che l’immunoterapia abbia migliorato sensibilmente il trattamento di questa forma tumorale: lo scorso luglio AIFA ha infatti deciso che l’anticorpo pembrolizumab poteva essere somministrato come prima linea nelle persone affette da carcinoma polmonare non a piccole cellule aventi alti livelli del marcatore PD-L1. Prima di allora il farmaco poteva essere somministrato solo quando la chemioterapia classica non aveva effetti (somministrazione in seconda linea).

La combinazione rivoluzionaria

Il vero passo avanti rappresentato da questo studio è la combinazione di immunoterapia più chemioterapia: «I dati di questo importante studio, a cui l’Italia ha offerto un grande contributo, dimostrano che la sopravvivenza globale dei pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule metastatico aumenta moltissimo con la combinazione pembrolizumab più chemioterapia in prima linea di trattamento – spiega la dottoressa Marina Garassino, responsabile della Struttura Semplice di Oncologia Medica Toraco Polmonare presso la Fondazione IRCCS Istituto Nazionale di Tumori di Milano-. Questi risultati infatti hanno determinato la chiusura anticipata dell’analisi dello studio. Il trattamento immunoterapico con pembrolizumab in combinazione con la chemioterapia determina un effetto sinergico antitumorale attraverso il potenziamento della risposta immunitaria verso il tumore».

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